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Impariamo a usare il sifone
Il sifone… non solo cocktails.
Il sifone, da tempo utilizzato nei bar per la preparazione di cocktails, è oggi declinato a mille e mille differenti usi in cucina per la preparazione di golose spume, dolci e salate. Nel 1994 lo chef spagnolo Ferran Adrià ebbe la geniale idea di usare il sifone in cucina per produrre morbide spume, facendolo diventare uno strumento di tendenza. Ferran Adrià è uno degli cuochi più apprezzati al mondo e, grazie a lui, è diventato uno strumento presente nelle cucine di tutti i ristoranti stellati.
Ero stufo di mousse pesanti e senza gusto. Grazie al sifone usato per montare la panna ho capito di aver trovato la macchina giusta per poter realizzare spume di verdure, frutta fresca e secca, erbe e spezie
Resta però sempre la sua natura di superbo accessorio destinato a creare delle combinazioni infinite di sapori, per cui anche un semplice cappuccino può assurgere a qualcosa di speciale, per non parlare dei cocktail, emblema di bevande chic e di gran classe.
I cocktails realizzati con questo strumento vantano un perfetto gioco di consistenze, oltre che di sapori con effetti sorprendenti, senza l’aggiunta di alcun ingrediente inusuale fatta salva, in base alla ricetta, l’eventuale aggiunta di colla di pesce per un effetto più corposo. Che dire, il sifone è davvero un asso nella manica, in quanto strumento che, in pochissimi secondi, ci consente di fare bella figura.
Gin, vermouth, bitter, acqua, foglio di gelatina, arancia fresca spremuta: ecco gli ingredienti ideali per un cocktail perfetto. Chi, invece, preferisce un cocktail analcolico potrà optare per ingredienti più alla portata di tutti, tipo panna e fragola, quindi adatti anche agli adolescenti. Con l’uso del sifone questo cocktail risulterà spumoso, fresco e cremoso. Gli ingredienti da usare potranno essere panna fresca, zenzero e fragola.
Cosa dire poi dei cocktails in versione gassata: fino a qualche tempo fa riservati ad un pubblico prevalentemente di soli stranieri. Ora sono amati anche da noi, con il loro fresco delle bollicine che contrasta con il secco dell’alcol. Sono graditi anche a quella fetta di popolazione che non apprezza i superalcolici. Inoltre, l’azione del sifone, modifica la texture tipica dei classici cocktail, favorendo lo sprigionarsi del gusto e dei profumi, per un risultato organolettico senza paragoni.
Come si utilizza il sifone per cocktails perfetti
La preparazione di un buon cocktail in casa non richiede tanto: è necessario avvalersi solo del sifone, degli ingredienti adatti e di un po’ di energia! Basta riempire il bicchiere del sifone con il liquido prescelto, tenendo conto che ogni bicchiere ha una propria capacità e non va colmato fino all’orlo. Poi si deve procedere ad avvitare la calotta al bicchiere e il beccuccio alla calotta.
A questo punto è bene inserire la cartuccia di N2O nel portacartucce ed avvitalo alla calotta.Mano a mano che si avvita il portacartucce alla calotta si sentirà il gas fuoriuscire dalla cartuccia verso il sifone. Si deve svitare il portacartucce, eliminare la cartuccia vuota e riavvitare e poi procedere con il posizionare verso il basso il sifone, avendo cura di agitare energicamente almeno per tre volte il tutto. Ed ora il cocktail è pronto per essere servito e decorato a piacere con cannucce colorate e fettine di agrumi o frutti di bosco.
Il sifone spuma leggerezza. È proprio così, questo strumento usato dai barmen di tutto il mondo per la realizzazione di cocktails è oggi declinato a mille differenti usi in cucina per la preparazione di golose spume, dolci e salate. Superbo accessorio destinato a creare delle combinazioni infinite di sapori, con esso anche un semplice cappuccino può assurgere a qualcosa di speciale, per non parlare delle decorazioni spumose, oltre ai classici cocktails, emblema di bevande chic e di gran classe.
Il sifone, però, utilizzato per la preparazione di spume dolci e salate, se saputo usare, ci consente di fare bella figura in tutte le occasioni, dalle più elaborate alle più quotidiane. Si possono realizzare delle innovative versioni di piatti tradizionali…basta, allo scopo, solo uno spiccato amore per la fantasia! L’uso del sifone in cucina permette, infatti, di sbizzarrirsi con tutto: verdure di ogni genere, ortaggi, frutta, carne, ma anche pesce e addirittura erbe aromatiche!
A tal proposito, abbiamo nella nostra squadra il migliore in questa tecnica: Danilo Angè. Ci accompagna in un mondo del tutto nuovo e poco esplorato.
Che cos’è il sifone e come possiamo utilizzarlo
Il sifone negli ultimi anni sta riscuotendo grande interesse da parte di molti anche grazie alla cucina sempre più orientata alla ricerca di nuove forme e consistenze. Con questo tipo di strumento si può ottenere una panna montata eterea e spumosa con risultati eccellenti che, il comune sbattitore da cucina, non è in grado di eguagliare. L’uso di questo strumento è declinato principalmente alla realizzazione di panna montata, ma, come vedremo, n0n è questo l’unico utilizzo.
Altra sorprendente preparazione che può essere fatta con questo accessorio prezioso sono le spume, un tempo considerate mere decorazioni da piatto. In verità, quello che si può ottenere con il sifone va ben oltre l’uso decorativo, visto che, solo per fare un esempio, si possono realizzare spume di patata e di pesce. Veri e propri secondi piatti insomma.
Il sifone può essere usato in vari modi: a seconda dell’uso che se ne deve fare bisogna scegliere quello giusto. Questo accessorio è costituito in genere da un contenitore in cui vengono versati gli ingredienti nonché da un tappo che viene avvitato sul contenitore utile ad agganciare poi bombolette e beccucci vari per ottenere spume diverse. Essenzialmente, di sifoni da cucina ne esistono due tipi, uno da usare per ottenere la spuma e l’altro per la panna montata.
Ecco come funziona il meccanismo di azione di questo strumenti: le cartucce contengono N2O, cioè protossido di azoto, due atomi di azoto ed uno di ossigeno. La liberazione di questo gas all’interno del sifone – che ha luogo tramite apposito beccuccio – sprigiona un’alta quantità di ossigeno: è proprio questo che, premendo l’apposita levetta del sifone, permette di ottenere delle spume leggerissime, belle da vedere e dal sapore delicato.
Spume, panna montata e non solo!
Le spume che possono essere realizzate con l’uso di questo strumento non sono banalità: una preparazione fatta ad arte richiede infatti la perfezione assoluta in termini di perfetto bilancio tra sapori. Ebbene, le spume realizzate con il sifone permettono di creare un perfetto gioco di consistenze oltre che di sapori, donando ad ogni piatto, che sia dolce o sia salato, un tocco estetico piacevole in più.
Utilizzare il sifone in cucina significa ottenere un prodotto leggerissimo e super-montato: anche la panna fresca montata realizzata con il classico sbattitore ha le ore contate. Tutto ciò che è sifonato raddoppia di volume e quando vengono impiegati poi panna o composti grassi si ha in bocca la sensazione di qualcosa di molto leggero. Lo stesso vale per tantissimi altri ingredienti, finanche per le patate!
Approfondiremo i segreti di questa arte culinaria nelle nostre lezioni, tuttavia, vogliamo sin da ora rivelare due piccoli segreti per risultati all’altezza delle nostre aspettative: per prima cosa è necessario setacciare o filtrare per bene il composto destinato ad essere inserito nel sifone. Se vogliamo, poi, che la nostra spuma non si smonti, è indispensabile avvalerci di uno stabilizzante/addensante, oppure di gelatine (colla di pesce, agar agar etc.) o panna. Dipende dalla ricetta che dovete preparare e dal risultato che volete ottenere.
C’è un’altra cosa poi alla quale prestare molta attenzione in fase di utilizzo del sifone: man a mano che si avvita il portacartucce alla calotta si sentirà la fuoriuscita di gas dalla cartuccia verso lo strumento. A questo punto si deve procedere con lo svitare il portacartucce, eliminare la cartuccia vuota e riavvitare. Solo una volta eseguita questa operazione si potrà procedere con il posizionare verso il basso il sifone e iniziare a spumare. Sull’uso delle cartucce ci soffermeremo meglio nel corso delle nostre lezioni.
Come si utilizza il sifone
Il funzionamento del sifone è molto semplice: dopo aver riempito il bicchiere fino al segno ivi impresso con gli ingredienti che ci interessano, è sufficiente chiudere il sifone, caricare la bomboletta e procedere con l’erogazione della spuma. Un consiglio: abbiate l’accortezza di mantenere sempre il sifone a testa in giù, onde evitare inutili perdite di gas.
Altro suggerimento molto importante legato all’uso del sifone: se si vogliono ottenere delle preparazioni calde il sifone va messo a bagnomaria fino al momento dell’utilizzo. Al contrario, per spume fredde va riposto in frigorifero. È importante che la preparazione che si vuole sifonare sia liscia, omogenea e assolutamente priva di grumi, quindi, è bene fare attenzione a che l’emulsionante – che si tratti di colla di pesce, agar agar o panna – sia perfettamente sciolto.
Che cos’è il sifone e come sfruttarlo
Sifone in cucina: a cosa serve e come può tornarci utile Il sifone è un accessorio da cucina conosciuto generalmente per la preparazione di cocktails nei bar. Di recente, complici anche le trasmissioni culinarie trasmesse in tv e in rete, questo inizia ad essere sempre più utilizzato non solo dai barman e dagli chef, ma anche per uso domestico. A seconda dell’uso che se ne intende fare, bisogna scegliere il sifone giusto, perché questo può essere utilizzato per la panna montata ma anche per creare spume calde e fredde, dolci e salate, utili a dare ad ogni piatto un tocco estetico in più.
Le spume che possono essere realizzate con l’uso del questo strumento non sono banalità: una preparazione fatta ad arte richiede infatti la perfezione assoluta in termini di perfetto bilancio tra sapori. Ebbene, le spume realizzate con il sifone in cucina permette di creare perfetto gioco di consistenze oltre che di sapori. Ma le creazioni che possono essere ottenute con questo magico strumento non sono solo le spume, come vedremo.
Il sifone può essere declinato a differenti utilizzi: a seconda dell’uso che se ne deve fare bisogna scegliere quello giusto. Questo accessorio è costituito in genere da un contenitore in cui vengono versati gli ingredienti, da un tappo che viene avvitato sul contenitore utile ad agganciare poi bombolette e beccucci vari per ottenere spume diverse. Essenzialmente, di sifoni da cucina ne esistono due tipi, uno da usare per ottenere la spuma e l’altro per la panna montata.
Ecco come funziona il meccanismo di azione di questo strumenti: le cartucce contengono N2O, cioè protossido di azoto , due atomi di azoto ed uno di ossigeno. La liberazione di questo gas all’interno del sifone, che ha luogo tramite apposito beccuccio sprigiona un’alta quantità di ossigeno: è proprio questo che, premendo l’apposita levetta del sifone, permette di ottenere delle spume leggerissime, belle da vedere e dal sapore delicato.
Utilizzo del sifone in cucina: 4 semplici passaggi. Vogliamo utilizzare il sifone al meglio e ottenere risultati sorprendenti in cucina? La parola d’ordine è tecnica. Perché solo un uso appropriato può garantirci risultati all’altezza delle nostre aspettative. Il primo step è quello di fare una buona preparazione della base i cui ingredienti annoverano, a scelta: frutta, carne, latte, panna, cioccolato, erbe, verdure, pesce, frutti di mare e tanto altro ancora.
Si procede poi con il riempimento: come regolarsi? Prima cosa in assoluto da rispettare è che tutto quello che mettiamo nel sifone va filtrato. L’impasto dovrà passare infatti in un ugello molto sottile di cui è dotato il sifone e se si dovesse intasare si perderà solo del tempo. Meglio utilizzare, allo scopo, un colino con un imbuto comodo, adeguato alla dimensione del sifone, così da filtrare direttamente in esso il composto senza fuoriuscite e senza sprechi.
Uso del sifone in cucina: l’avvitamento
Il corretto avvitamento del sifone è poi il terzo passaggio essenziale. Questo si chiude avvitando la ricarica nel tappo, poi si agita in maniera vigorosa il sifone. Se si mettono più cariche del dovuto, stiamo tranquilli, il sifone non esploderà, solo stiamo buttando via cartucce. Quando si avvitano e svitano le ricariche, il sifone, contrariamente a quello che in maniera istintiva potremmo essere portati a fare, non va preso per la leva: anche se si fa meno fatica, possiamo in questo modo fare danni.
Il quarto passaggio è quello relativo al mantenimento in frigo del sifone. Quando lo si conserva l’ideale sarebbe tenerlo in orizzontale così che il composto riposto al suo interno sia distribuito su tutta la superficie dello strumento. In alternativa, lo si può anche tenere in verticale, ma in questo caso capovolto, in modo che il ripieno venga mantenuto in una posizione utile a farlo uscire senza schizzi e senza difetti. Le piccole spume, infatti, richiedono la perfezione estetica anche nei dettagli.
Qualche consiglio finale sull’ uso del sifone
In fase di utilizzo, questo straordinario accessorio da cucina deve essere sempre agitato per bene, tenendolo orizzontale. Quando si sifona invece, il sifone va tenuto in posizione verticale, perfettamente perpendicolare al piatto; diversamente il rischio è quello che esca più gas del normale con il risultato di ottenere delle spume troppo piene di aria, esteticamente sgradevoli anche alla vista.
Quanto alla pulizia del sifone: questo va prima scaricato completamente dal gas, poi va aperto e tutte le parti di esso vanno rimosse. A seguire, si pulisce in maniera minuziosa la bocchetta. È possibile utilizzare anche qualche utile accessorio da cucina; tra questi il mercato offre guaine in silicone per non scottarsi ma anche bocchette lisce, rigate, quadrate, rettangolari, insomma di ogni genere, per liberare la fantasia!
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Le nostre sale eventi offrono lo spazio ideale per ogni tipo di festa o celebrazione. Ogni dettaglio è pensato per creare un ambiente che non sia solo un luogo, ma un punto di partenza per costruire ricordi preziosi. Che si tratti di un incontro intimo o una grande celebrazione, le nostre sale sono adattabili per realizzare l'evento che i nostri clienti hanno sempre sognato. Dalla disposizione degli spazi all'illuminazione, ogni elemento è modulabile per soddisfare le esigenze più specifiche.
Location per shooting fotografici
Cucinarea offre anche spazi ideali per shooting fotografici e produzioni video. I nostri spazi sono progettati con grande attenzione allo stile e all'arredamento, creando ambientazioni uniche che arricchiscono ogni tipo di servizio fotografico o produzione video. Dallo stile sobrio ed elegante della sala convegni, ideale per video istituzionali, all'ambiente vivace della cucina, perfetto per video culinari, ogni angolo di Cucinarea è pensato per essere fotogenico e funzionale.
Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.