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Street Food, il cibo da strada
Street food, un modo diverso di intendere il cibo
In questa categoria Street food troverete alcune ricette interessanti del cosiddetto cibo da strada, una tipologia di cucina che esiste da sempre ma che negli ultimi anni ha assunto connotati diversi, frutto di una narrazione che punta a recuperare un senso di convivialità e genuinità. Le ricette si basano su un modo di intendere il cibo “più lento”, per quanto ciò possa sembrare paradossale per preparazioni che si consumano “in piedi” o “in giro”.
Se in passato street food era sinonimo di alimentazione di emergenza, rapida e finalizzata quasi al mero nutrimento, oggi è diventato sinonimo di tradizione e valorizzazione della cultura gastronomica, sia essa italiana o straniera. Un modo di mangiare che punta all’esperienza ed abbraccia non solo il cibo ma anche lo stare insieme.
Che caratteristiche devono avere i cibi da strada?
Quali caratteristiche deve avere un buon street food? Innanzitutto una precisazione, se si parla di street food “vero”, dunque frutto di un sapere tradizionale, tutte le ricette devono essere prese in considerazione. D’altronde, ho già accennato al legame tra questa tipologia di preparazione e le culture locali.
Deve essere sfizioso, non necessariamente leggero, e pratico da consumare (se necessario anche con le mani). Anche perché è consumato, appunto, mentre si passeggia, mentre si è in compagnia per una fiera, una manifestazione etc. Deve essere anche facile da replicare, nel caso in cui si volesse declinare l’esperienza, magari in compagnia di amici tra le mura di casa.
Lo street food vero è quello salutare
Nonostante i cibi street food siano al centro di un’interessante narrazione, tesa a recuperarne il significato intrinseco e più puro, la categoria è oggetto di pregiudizi. Per esempio, che il cibo di questa categoria sia pesante e poco salutare. Sulla quantità di calorie che la singola ricetta apporta non ci si può esprimere in maniera definitiva, proprio perché ogni portata ha le sue specificità.
Tuttavia, è bene ribadire che deve essere salutare. Anzi, la massima espressione dello street food è l’utilizzo massiccio e intensivo degli alimenti del luogo, reperiti a chilometro zero. Buone notizie anche per chi presenta disturbi dell’assorbimento del glutine e del lattosio, in tutti i casi è possibile sostituire gli alimenti ricchi di glutine e lattosio con alimenti che ne sono privi, senza questo tradire lo spirito della ricetta tradizionale!
Ecco qualche idea da Street Food etnico
La tortilla è un simbolo per il Messico e si presenta come una delle preparazioni più amate del luogo, che sostituisce il pane in grande stile. Le tortillas si possono preparare in due modi: con il mais o con la farina di frumento. Quest’ultima si usa principalmente nelle regioni messicane in cui il mais scarseggia, ma il grano no. Per questa ricetta, userò un senza glutine, in maniera tale da non avere problemi. In ogni caso, dovreste sapere che la cosa che in assoluto rende unico questo alimento… è il ripieno. Di solito è a base di carne e/o di verdura.
El completo a prima vista sembra un hot dog, come se ne possono acquistare tanti in giro per il mondo, in America come in Europa. In realtà, el completo ha una specificità e una sua precisa identità cilena. Anzi, in Cile è proprio un’istituzione, nonché una presenza fissa alle feste e nelle bancarelle che vendono cibo in strada. D’altronde, incarna a suo modo lo spirito della cucina cilena. E’ sì un panino con wurstel, ma è anche ben condito nel modo più vario, proprio come suggerisce la tradizione locale. Una tradizione che è frutto della fusione di tre culture culinarie diverse: quella spagnola, quella francese e quella indio. Il risultato è un caleidoscopio di ricette che uniscono l’elemento proteico a quello ricco di carboidrati, conferendo importanza alla carne, alle verdure e alle spezie, riunite spesso in un unico piatto.
I borek libanesi sono un’ottima alternativa da servire come antipasto, aperitivo o finger food. Provenienti dal Libano, ma diffusi anche in Turchia, questi piccoli fagottini ripieni sono farciti con spinaci, feta e porri, ingredienti racchiusi in una fine sfoglia di pasta fillo. L’aggiunta di spezie, come il sesamo nero e bianco e il peperoncino, rendono questa ricetta ancora più deliziosa!
Gli ingredienti che compongono il borek lo rendono un piatto adatto ai vegetariani. In più, grazie all’utilizzo di alimenti sostituitivi e della feta, questo sfizioso antipasto è adatto anche agli intolleranti al lattosio. Provate a dare un tocco esotico ai vostri menù inserendo questi stuzzichini orientali semplici da preparare. Uno tira l’altro!
I falafel, delle polpette composte di una miscela di ceci (oppure fagioli o fave), spezie e, a volte, verdure, fanno parte della tradizione medio orientale, ma, oggi, sono apprezzati in tutto il mondo. Sono spesso serviti accompagnati da pane piatto tipo pita, insalata, salsa tahin, hummus o altri cibi.
Ma i falafel, non sono solo deliziosi, ma anche sorprendentemente nutrienti. Prima di proporvi la mia ricetta, vi voglio svelare alcuni dei loro benefici per la salute.
Ed ora qualche idea di cibo da strada italiano
Burger con lenticchie , riso integrale e formaggio spalmabile. Per tutti, vegetariani e non, questo è certamente un pasto capace di svegliare le papille gustative! Quando si decide di passare al regime vegetariano o vegano si sente la mancanza di alcuni piatti e, molto spesso, si tratta proprio di un bell’hamburger. Ma il Burger con lenticchie è un’esplosione di sapore e vi farà dimenticare –o quasi- i normali hamburger.
Ecco sua maestà: il panzerotto pugliese versione al teff. Da Napoli a Bari, tutto il Sud Italia offre la propria versione di questa golosissima specialità da rosticceria. Il panzerotto, talvolta definito anche calzone o pizza fritta, è sostanzialmente un fagotto di pasta da pizza, farcito e risvoltato su se stesso. Fritto o al forno, il panzerotto è una vera leccornia.
Da mangiare come street food o da godere a casa, il panzerotto può essere farcito a fantasia. Con o senza salsa di pomodoro, imbottito con la scamorza, i funghi, la mortadella, il peperoncino, la ricotta forte, il salame, le rape, la salsiccia, i carciofini, la scamorza affumicata, lo speck… insomma, può essere fatto davvero per tutti i gusti!
Non puo’ mancare la piadina. Pensare a cosa preparare per pranzo e per cena ogni giorno della nostra vita non è semplice.Lo sanno bene le donne, continuamente alle prese con nuove ricette che fungano da deterrente a quella monotonia che, inevitabilmente, viene ad insinuarsi sulle nostre tavole.
A questa comprensibile difficoltà va ad aggiungersi quella di selezionare con cura le ricette giuste tenendo conto altresì degli ingredienti nel caso in cui i soggetti destinatari delle preparazioni siano allergici e/o intolleranti.
Ecco presentata, con l’intento di conciliare tutte queste esigenze, una ricetta molto semplice da preparare, e pur d’effetto, adatta a tutti, anche ai soggetti allergici e/o intolleranti, in quanto realizzata con farina di riso e farina di patate
Vegetarian burger alla quinoa, un concentrato di salute. L’alimentazione vegetariana non è più una moda passeggera. Sono sempre di più le persone che abbracciano questo regime alimentare non solo per motivi etici, ma anche per questioni di salute (un recente studio dell’Università di Oxford ha sottolineato che l’adozione di un regime alimentare vegetariano potrebbe portare a una riduzione consistente della mortalità, pari a circa 8 milioni di morte in meno da qui al 2050).
Nella cultura gastronomica palermitana, la milza rappresenta un piatto tradizionale e rispettato con una quasi sacralità: il pani ca’ meusa deriva da un antico panino con il cacio intriso di grasso che, in seguito all’espulsione degli ebrei dalla città da parte di re Ferdinando II d’Aragona, venne arricchito di fettine di milza perché il trattamento delle frattaglie passò dalla gestione di gruppi ebraici a quella dei cacciuttari.
La milza di maiale ha pochissime calorie, una ragionevole quantità di grassi e tante tante proteine, proprio come la milza di vitello, quella più usata in cucina per le varie ricette.
Più casalinghi sono li stecchi di carne e bietola sono una preparazione molto singolare, un esponente dello street food pensato per risultare appetitoso ma allo stesso tempo raffinato. L’idea di fondo è creativa e in grado di rendere dal punto di vista estetico, del gusto e della semplicità di preparazione. Si tratta, infatti, di preparare delle polpette a forma di stecco, che verranno leggermente panate e cotte al forno. In questo modo, si ottiene un secondo che si mangia come se fosse un ghiacciolo.
L’idea dei ghiaccioli salati da passeggio con formaggio cremoso è nata pensando a quanto è difficile per le mamme – e per noi nonne- fare in modo che i bambini mangino le verdure, specialmente in estate, quando tutto quello che si desidera sono gelati e ghiaccioli! Pensavo proprio ai ghiaccioli quando mi è venuto in mente “E se ne preparassi di salati, con verdure e qualcosa di goloso?”
Un piatto semplice e goloso che può diventare anche piatto unico per pranzi al volo. La sua forma divertente è sicuramente l’ideale se dovete organizzare un compleanno, una merenda a casa o al parco. Non solo per bambini, sono sicura che anche gli adulti ne andranno ghiotti! Questa è una nuova ricetta, tra quelle più creative e divertenti da realizzare, e quando sarà pronta, anche da mangiare!
I samosa sono uno streetfood tipici della cucina indiana, assimilabili ai nostri pezzi di rosticceria. Sono esponenti di un volto poco conosciuto della tradizione indiana, famosa soprattutto per le sue pietanze speziate e ricche di salse. I samosa, tra i piatti più puri della cucina indiana, sono forse quelli che più si addicono a una sensibilità di tipo occidentale.
Stiamo parlando, infatti, di rettangolini di pasta ripieni di cipolle, carne, verdure e spezie. Una ricetta, dunque, non lontana dai nostri panzerotti o calzoni. Possono essere preparati con ripieno di carne o ripieno di verdure o ancora con ripieno di formaggio. I samosa di verdure sono i miei preferiti.
I tacos sono molto probabilmente la pietanza più famosa della cucina messicana. Nel corso degli ultimi anni la loro fama ha oltrepassato i confini nazionali e oltre che essersi diffuso nelle comunità indigene degli Stati Uniti ha raggiunto anche l’Europa.
La ricetta originale prevede l’utilizzo delle tortillas di mais ma negli ultimi anni le troviamo anche di mais bianco e integrali. Prepararle in casa è facilissimo e sono semplici. Se non avete tempo le trovate anche nei banchi di ogni supermercato nel reparto etnico.
La cucina russa. In genere gli italiani guardano con un pizzico di superiorità alle tradizioni gastronomiche dell’Europa orientale, percepite come qualitativamente inferiori rispetto a quelle mediterranee. Tuttavia, si tratta di una percezione completamente sbagliata e frutto di pregiudizi, infatti anche le cucine est-europee possono offrire molto. Sicuramente può regalare molte soddisfazioni la cucina russa, che spicca per la capacità di reinterpretare approcci e principi delle più famose cucine occidentali, ma anche di proporre spunti del tutto alternativi, almeno rispetto alla cucina nostrana.
La cucina provenzale. Quella provenzale è una cucina particolare, che fonde i principi della gastronomia continentale con quella mediterranea. E’ una cucina ricca di colori e di profumi, che conferisce la medesima importanza alle verdure come alla carne e al pesce. Abbondante, ma allo stesso tempo equilibrato, è l’uso delle spezie. In linea di massima si tratta di una cucina che i palati italiani potrebbero considerare “riconoscibile” e tendente leggermente sull’esotico.
La cucina spagnola è una delle più rinomate d’Europa e del mondo. Non ha molto da invidiare a quella italiana e a quella francese, che comunque la sovrastano in popolarità. Si caratterizza per una certa abbondanza di piatti di pesce, dovuta a una certa tradizione marinara. Tuttavia, non mancano anche i piatti di carne, frutto di una certa varietà dovuta ai differenti climi e paesaggi. La Spagna, infatti, ha un territorio incredibilmente vario, composto da lunghissime fasce costiere, ma anche da imponenti catene montuose.
Per quanto concerne i principi della cucina spagnola, siamo sempre nell’ambito della tradizione mediterranea, per quanto siano fortissime le influenze di altre culture. Il riferimento è alla gastronomia araba, che ha lasciato il segno soprattutto nel sud del paese. Ne consegue una certa tendenza all’utilizzo delle spezie, nettamente superiore a quella che si ravvisa in Italia e in Francia. Per quanto concerne, invece, i metodi di cottura, raramente si fa ricorso alla frittura, mentre si preferisce la griglia piuttosto che le lunghe cotture in brodo.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Location per shooting fotografici
Cucinarea offre anche spazi ideali per shooting fotografici e produzioni video. I nostri spazi sono progettati con grande attenzione allo stile e all'arredamento, creando ambientazioni uniche che arricchiscono ogni tipo di servizio fotografico o produzione video. Dallo stile sobrio ed elegante della sala convegni, ideale per video istituzionali, all'ambiente vivace della cucina, perfetto per video culinari, ogni angolo di Cucinarea è pensato per essere fotogenico e funzionale.
Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.