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Secondi piatti di carne, pesce e verdure
I secondi piatti, una sezione per valorizzarli al meglio
La sezione che sto per introdurvi è dedicata ai secondi piatti, una componente essenziale e spesso protagonista di qualsiasi menù, sia esso casalingo o di un ristorante di alta cucina. Parlando di secondi piatti, ci addentriamo in un territorio culinario che richiede una particolare attenzione e competenza. Contrariamente a quanto si possa pensare, la creazione di un buon secondo piatto va oltre la semplice preparazione di un piatto gustoso; richiede una comprensione profonda del suo ruolo all’interno del menù complessivo.
I secondi piatti non sono solo una mera successione alla portata principale; essi hanno il compito di completare e bilanciare l’esperienza gastronomica. Un buon secondo piatto dovrebbe fornire un adeguato equilibrio nutrizionale, contribuendo in modo significativo all’apporto di nutrienti essenziali nell’intero menù. Questo aspetto, spesso trascurato, è fondamentale per garantire che il pasto sia non solo piacevole al palato ma anche benefico per il corpo.
In questa sezione, esploreremo dettagliatamente quali caratteristiche rendono un secondo piatto equilibrato dal punto di vista nutrizionale. Uno degli aspetti su cui mi concentrerò è l’importanza delle proteine. Un buon secondo piatto, infatti, dovrebbe sempre garantire una porzione adeguata di proteine, che siano di origine animale o vegetale. Le proteine sono essenziali per il nostro corpo, contribuendo alla costruzione e al mantenimento dei tessuti, oltre ad avere un ruolo cruciale in numerosi processi biologici.
Oltre alle proteine, è importante considerare anche altri aspetti nutrizionali, come il contenuto di grassi, carboidrati, vitamine e minerali. Un secondo piatto ben bilanciato dovrebbe tenere conto di tutti questi elementi, garantendo un’armonia sia nel gusto che nel valore nutrizionale. Nel prossimo paragrafo, approfondiremo queste tematiche, esplorando come possiamo creare secondi piatti che siano non solo deliziosi ma anche nutrizionalmente completi.
Avrete l’opportunità di scoprire ricette che incarnano questi principi, idee innovative e suggerimenti per rendere i vostri secondi piatti dei veri e propri capolavori culinari. Che siate alla ricerca di piatti a base di carne, di pesce o di alternative vegetali, troverete idee e ispirazioni per soddisfare ogni tipo di palato e esigenza nutrizionale. Seguite con me questo viaggio nella creazione di secondi piatti equilibrati, gustosi e salutari, che arricchiranno ogni vostro pasto trasformandolo in un’esperienza gastronomica completa.
In questa sezione, comunque, intendo riservare dello spazio alle preparazioni più fantasiose, interessanti sia dal punto di vista prettamente gastronomico che per quanto concerne la scelta degli ingredienti. Infatti, non poche ricette vedono come protagonisti alimenti di origine esotica, spesso gestiti e trattati in una prospettiva “fusion” basata sulla contaminazione tra le varie culture culinarie.
Come deve essere strutturato un secondo piatto?
Premesso ciò, la domanda da porre è proprio la seguente: come deve essere strutturato un secondo piatto? Come ho già anticipato deve abbondare di proteine. In realtà, la fonte di tali proteine non è una discriminante da prendere in considerazione nella valutazione di un secondo piatto. Proteine di alta qualità si trovano, infatti, tanto in alimenti di origine animale quanto in alimenti di origine vegetale. L’apporto di proteine, inoltre, deve essere valorizzato dalla presenza di altri nutrienti come vitamine e sali minerali, magari fornite da ingredienti di origine vegetale, che potrebbero fungere da contorno.
Tutto ciò in una prospettiva che premia la leggerezza. Un secondo piatto, specie se inserito all’interno di un menù, dovrebbe essere più leggero del primo. Questo risultato può essere raggiunto anche se si integrano salsine e condimenti speziati, eventualità tutt’altro che rara quando si prepara un secondo piatto gustoso e succulento.
Alcune idee sfiziose per i vostri secondi
In questa sezione troverete alcune idee sfiziose per un secondo piatto che possa, allo stesso tempo, stupire i commensali e soddisfarli dal punto di vista gastronomico e nutrizionale. Mi riferisco, tra gli altri, a ricette come l’esotica insalata di straccetti di vitello con avocado, che si basa sulla contemporanea presenza della carne e della frutta.
Non mancano ricette che strizzano l’occhio alla cucina tradizionale, pur con qualche variazione sul tema. Un esempio è dato dallo spezzatino di vitello con piselli e dagli involtini di tacchino con pomodoro zucchine e carote. Stesso discorso per ricette quali il filetto di salmone con pistacchi, la picanha alla piastra, la testina di vitello con ceci e il tomahawk di vitello con patate e verdure. Altre ricette meritano un approfondimento in quanto frutto di un cambio di prospettiva, che incide sul modo di interpretare gli alimenti e quindi sulla resa finale. Eccone alcune.
Animelle panate con farina di nocciole
Le animelle panate con farina di nocciole sono un secondo piatto molto semplice da preparare, ma allo stesso tempo “particolare”. Il motivo di ciò risiede negli ingredienti utilizzati, che danno vita a combinazioni rare tanto per la cucina italiana quanto per quelle estere. Il riferimento è alla farina di nocciole, che insieme alle uova forma la panatura delle animelle. Una panatura dal sapore leggermente dolce, che fa il paio con i sentori delicati e allo stesso tempo spiccati delle animelle.
La ricetta prevede anche la preparazione di un contorno, come da tradizione per i secondi più corposi. Per la precisione, le animelle vanno accompagnate con delle patate cotte alla griglia e con dei funghi passati in padella con un po’ di aglio, a cui va aggiunto un po’ di aglio e di pepe. Nel complesso è una ricetta gustosa, bella da vedere, nutriente e non troppo pesante.
Arrosto di alce affumicato
L’arrosto di alce affumicato più che un secondo è una composizione tra il gastronomico e l’artistico. Si presenta infatti molto bene, alternando vari colori: si va dal rosa scuro della carne all’amaranto della salsina, fino al giallo del contorno. La ricetta vede come protagonista proprio l’alce (che viene arrostito) e un delizioso topping a base di lamponi (che per l’occasione viene ridotto in purea). Il tutto viene completato da uno squisito quanto semplice letto di patate condite con l’aneto.
Il sapore che emerge di più è ovviamente quello della carne d’alce. C’è chi non l’ha mai assaggiata e magari mostra scetticismo. Un’impressione che cede il passo ad un vivo apprezzamento già dopo il primo assaggio. Il sapore è gradevole, non troppo intenso e capace di regalare delle note selvatiche. La carne d’alce è anche povera di grassi, come capita spesso alla carne da selvaggina.
Filetto di maiale con rosti di patate
Nel filetto di maiale con rosti di patate si riserva alla carne un trattamento particolare. Viene infatti preparata in vaso cottura, un metodo che assomiglia alla cottura a vapore in grado di preservare i sapori, le proprietà nutrizionali e il colore. Il tutto, sia chiaro, senza aggiungere grassi vegetali o animali. La carne viene cotta insieme ad alcuni aromi, tra cui le bacche di ginepro, la salvia e il rosmarino. L’unico difetto della vasocottura è che è un po’ lenta (in media sono necessarie due ore), ma vi assicuro che ne vale davvero la pena.
I filetti di maiale così preparati vengono poi serviti con una frittata di patate, fatta con uova, cipolla e pancetta. La frittata può essere cotta in padella o al forno. Nel complesso, il filetto di maiale con rosti di patate è un secondo di carne con un contorno molto corposo, saporito e non troppo leggero. Proprio per queste proprietà può essere utilizzato anche come piatto unico.
Coq au vin, un secondo della cucina francese
Il coq au vin è la classica ricetta che pone qualche difficoltà, ma che regala parecchie soddisfazioni. La fatica non è sprecata se il risultato è un secondo molto aromatico e corposo come questo. Il protagonista è ovviamente il pollo, che per l’occasione viene prima marinato con il vino, poi rosolato con l’aglio e infine cotto insieme ad alcune verdure. La ciliegina sulla torta è il soffritto di funghi e pancetta che viene aggiunto in padella qualche minuto prima che la cottura giunga al termine.
Il coq au vin è un secondo da sfoderare nelle migliori occasioni, magari per offrire ai commensali un piatto vagamente esotico (la ricetta appartiene alla tradizione francese) e quasi in grado di fungere da pasto completo. Il consiglio è di profondere attenzione nella scelta degli ingredienti, che devono essere di elevata qualità visto il “tenore” della preparazione.
Trota con finocchio sott’aceto, un secondo che funge anche da antipasto
La trota con finocchio sott’aceto è un secondo che viene presentato quasi come un antipasto. Il pesce è infatti ben distribuito sul pane di segale, quasi a formare delle bruschette. La ricetta non è complessa ma un po’ laboriosa. Si tratta di cuocere la trota al forno con il cartoccio. Dopodiché si passa all’intingolo: ponete in padella il burro chiarificato, un po’ di scorza di limone, l’aglio, il timo, il pepe bianco e i semi di finocchio. Saranno proprio questi a incidere a livello aromatico, senza per altro coprire il sapore della trota.
Si dà una rapida mescolata, poi si pone tutto in un barattolo sterilizzato. Infine si lascia riposare in frigo per un giorno intero, una fase necessaria affinché la trota assuma i sentori dell’intingolo. Dopodiché si può utilizzare la trota come companatico per il pane di segale.
Polpo alla luciana
Passiamo ora ai secondi di pesce. La tradizione italiana fornisce molti spunti a tal proposito, alcuni davvero deliziosi. E’ il caso del polpo alla luciana, che prende il nome dal luogo d’origine, ovvero il Borgo Santa Lucia a Napoli. La ricetta consiste nella preparazione di un ripieno con cui farcire il polpo e in una cottura in umido che fa uso di alcuni tra gli ingredienti più tipici della cucina campana.
Troviamo per esempio le olive nere di Gaeta, che spiccano per i loro sentori fortemente aromatici. Poi ci sono anche i pomodorini, che aggiungono un minimo di acidità e un bel colore rosso. Inoltre, la ricetta suggerisce l’impiego dei peperoni rossi piccanti essiccati, una preparazione molto diffusa nel napoletano. Un ruolo fondamentale è dato anche dal prezzemolo e dai capperi, che incidono sul risultato finale. Il piatto va infine accompagnato con del buon pane casereccio. La ricetta non è molto complicata, ma solo un po’ laboriosa. L’unico elemento di difficoltà è dato dalla preparazione del polpo, che va pulito a dovere seguendo delle fasi ben precise. Vanno tolte le interiora, per poi passare agli occhi e ai becchi che si trovano in mezzo ai tentacoli.
Merluzzo alle spezie
Il merluzzo alle spezie è un altro secondo di pesce all’apparenza semplice, ma in realtà capace di sprigionare sentori vari e suggestivi. Il protagonista è ovviamente il merluzzo, che per l’occasione viene marinato per una buona mezz’ora con il succo di limone, il sale e il pepe. Per il resto il merluzzo va cotto su una base molto semplice e dal carattere mediterraneo, formata da olio, aglio, cipolla, patate e pomodorini. La cottura prevede anche una semplice sfumatura a base di vino bianco, che dovrebbe proseguire con il coperchio ben posizionato sulla padella.
Con questi semplici passaggi avrete un secondo piatto leggero, dal sapore spiccato e nutriente. Non bisogna dimenticare, infatti, che il merluzzo è uno dei pesci più salutari in assoluto. E’ proteico, ricco di vitamina D e fosforo. Inoltre contiene dei grassi benefici (acidi grassi omega 3), che fanno bene al cuore ed alla circolazione del sangue. L’apporto calorico del merluzzo è contenuto, almeno rispetto agli altri pesci considerati “nutrienti”.
Carpaccio di storione con fiori di sambuco
Concludo con un secondo piatto elegante, che vi permetterà di fare bella figura persino con i commensali più esigenti: il carpaccio di storione con sambuco. Già dal nome si intuisce il carattere gourmet del piatto, infatti lo storione è un pesce pregiato, mentre il sambuco suggerisce abbinamenti speciali e di nicchia.
Per l’occasione il pesce non va cotto bensì marinato insieme ai fiori di sambuco, al miele, alla scorza di limone, al succo di limone e ad un po’ di acqua. Trascorsa una notte intera (o almeno una decina di ore), si raccoglie il liquido della marinatura e lo si integra con un po’ di olio extravergine di oliva, sale e semi di coriandolo. A questo punto non rimane che distribuire lo storione sui piatti di portata e irrorarlo con la salsina ottenuta. Ecco a voi un secondo piatto dai sentori aromatici e allo stesso dolci, capace di esaltare le tenere e pregiate carni dello storione.
Secondi piatti: mille varianti per tutti i gusti
Nella tradizione italiana, un pranzo è solitamente composto da primo e secondo piatto. La cena, invece, prevede un secondo piatto o piatto unico. Si possono creare tantissime pietanze, dalle più facili a quelle più complesse, dalle vegetariane alle vegane, dalle rapide alle più laboriose, da quelle fredde a quelle calde. Qualsiasi ingrediente può essere utilizzato nella preparazione, permettendo, in alcuni casi, di creare una combinazione dolce/salato.
Verdure, legumi, salumi, formaggi, carne, pesce o cereali sono a nostra disposizione per creare un secondo piatto eccellente. Le possibilità sono infinite, da quelle più tradizionali a quelle più moderne a quelle internazionali. Sul portale di Nonna Paperina troverete centinaia di ricette per i vostri secondi piatti per soddisfare ogni vostra esigenza.
Una ricerca in base alle vostre intolleranze o allergie
Potendo contenere qualsiasi ingrediente, i secondi piatti devono essere elaborati con estrema attenzione nel caso in cui si soffra di intolleranze o allergie alimentari. Il portale di Nonna Paperina è un punto di riferimento per trovare le migliori ricette, filtrando la ricerca attraverso le preparazioni senza glutine, senza lattosio o a basso contenuto di nichel. In più, si possono trovare anche ricette vegetariane, vegane o dietetiche.
Cosa vi va di cucinare oggi? Avete degli ospiti a casa? Niente paura. In questo elenco troverete le ricette per secondi piatti adatti alle vostre esigenze. Per restringere la ricerca, potete utilizzare anche la sidebar dedicata alla ricerca per parola in modo tale da cercare una ricetta a base di un ingrediente che avete già in frigo.
Secondi piatti nazionali e internazionali
La lunga lista di secondi piatti di Nonna Paperina permette non solo di imparare a preparare le pietanze più tradizionali ma anche di scoprire le novità e le ricette internazionali. Avete mai provato i fagottini di kanpyo e funghi o il pollo alla messicana? Se siete più tradizionali, invece, fatevi conquistare dalla bontà del vitello tonnato o dei calamari ripieni.
Insieme alle ricette, scoprite anche tanti ingredienti nuovi, salutari e provenienti da altre culture. Quinoa, farina di riso, curry, avocado…imparate a utilizzarli in cucina e a usufruire delle loro proprietà nutritive! Il sito di Nonna Paperina è una piccola enciclopedia in cui tutti possono imparare qualcosa di nuovo sulla cucina e sulle intolleranze.
I consigli della nonna per i secondi piatti
Dalla pasta fatta in casa ai dolci tradizionali. Abbiamo conosciuto la maggior parte delle nostre nonne attraverso la cucina. Preparare grandi quantità di cibo, senza dubbio, era uno dei modi per coccolarci e per dimostrare il loro affetto a tutta la famiglia. È difficile riprodurre o ritrovare quei sapori in altri piatti.
Abbiamo molto da imparare dalle nostre nonne. Perciò, in questo articolo, vi parlo di alcuni trucchi per preparare i secondi piatti sia a base di carne che di pesce. Si tratta di consigli semplici per poter avere delle basi solide ogni volta che ci mettiamo ai fornelli, anche con le ricette più complicate.
I consigli sulla carne a tavola
La carne è senza dubbio, insieme alle verdure, uno degli alimenti più utilizzati per i secondi piatti. Ecco qualche consiglio per cucinarla a regola d’arte:
- Lasciate la carne fuori dal frigo mezz’ora almeno, prima di cucinarla, in questo modo eviterete che resti fredda all’interno;
- Le padelle o le piastre su cui si cucina la carne devono essere calde o si rischia di bollire la carne;
- Non tagliate o bucherellate la carne durante la cottura. In caso contrario, infatti, i succhi all’interno della carne usciranno e diventerà più secca;
- Non girate spesso la carne. Se avete calcolato per bene i tempi di cottura, infatti, sarà necessario cucinarla solo una volta per lato;
- In generale, è preferibile aggiungere il sale alla carne a fine cottura.
I consigli sul pesce
Al forno, al cartoccio, alla piastra, al vapore…il pesce, proprio come la carne, può essere preparato in maniere diverse e può essere servito con una vasta gamma di ingredienti. Non tutti però, si sentono in grado di preparare un piatto a base di pesce. Ecco alcuni consigli per riuscirci, senza fare errori:
- A ogni pesce la sua cottura. In generale, è preferibile scegliere il tipo di cottura anche in base al pesce che abbiamo scelto. Per questo, meglio una cottura al forno o alla piastra per un pesce grasso, ad esempio il salmone, e una in umido per quelli meno grassi, come il merluzzo;
- Se avete problemi a pulire il pesce o avete poco tempo a disposizione, chiedete al pescivendolo di farlo al posto vostro;
- È facile sbagliare la cottura del pesce. Se avete dubbi, meglio controllarla poco prima dello scadere del tempo e, nel caso ce ne fosse bisogno, lasciatelo cucinare per pochi minuti in più.
A scuola di cucina…
per imparare quali sono i migliori secondi piatti da portare in ufficio!
Seguire le ricette è sicuramente un ottimo modo per avere successo in cucina. Ciò nonostante, per rendere più esclusivi i vostri secondi piatti da portare in ufficio per la vostra pausa pranzo, è importante adattare la ricetta al vostro gusto, apportando dei cambiamenti o, per meglio dire, variandola un po’ e conferendole un tocco personale.
Tutto questo mi ha indotta a creare una scuola di cucina fatta di esperienza e passione, nella quale si potranno scoprire delle regole e degli espedienti per realizzare pasti di buona qualità, in poco tempo, senza mettere da parte le preferenze e prestando la giusta attenzione alle intolleranze.
Quotidianamente, in particolar modo se si soffre di celiachia e/o intolleranza al lattosio, ci si ritrova di fronte alla necessità di portare del cibo da casa per la pausa pranzo, anche perché spesso i bar o i ristoranti non possono rispondere in tutto e per tutto ai bisogni dei propri clienti.
Tuttavia, portare il pranzo da casa è una buona cosa per tutti: i pasti che prepariamo con le nostre mani sono più sani e genuini, e il conseguente risparmio economico è notevole. Con questi presupposti, oggi parliamo nello specifico dei secondi piatti da portare al lavoro.
I nostri pasti in ufficio, tra consuetudini e innovazioni
Per preparare un buon secondo da portare a lavoro, occorre innanzitutto una valida organizzazione: dovrete quindi ponderare in anticipo cosa preparare e procurarvi gli ingredienti necessari. Qui entrano in gioco sia la tradizione – e l’Italia di secondi piatti tipici ne ha a bizzeffe!
– che l’innovazione. Infatti, grazie alle nuove tecnologie, possiamo preparare molte pietanze più velocemente e facilmente, anche quando si tratta di secondi piatti. Abbiamo inoltre a disposizione efficaci metodi di conservazione e possiamo riscaldare i nostri pasti in pochi minuti (o anche in pochi secondi!).
Per un pranzo in ufficio da leccarsi i baffi, le possibilità sono tante: si può scegliere tra carne o pesce, legumi e/o formaggi, oppure optare per sostanziosi piatti unici. Negli ultimi tempi, per le persone con celiachia e per gli intolleranti al lattosio, le possibilità di creare secondi piatti deliziosi e che facciano bene alla salute sono aumentate tantissimo…
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.