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Piatti unici e torte salate, pizze e focacce
Piatti unici, una soluzione per ogni occasione
In questa sezione parlo di piatti unici, focacce, pizze, torte salate. Insomma, tutti quei pasti che per l’abbondanza di ingredienti e per le straordinarie proprietà nutrizionali, possono sostituire in un colpo solo primi, secondi e contorni. C’è solo l’imbarazzo della scelta, se si considera la centralità che questo genere di ricette acquisisce per le cucine di tutto il mondo, Italia compresa. E pensare che le ricette che trovate in fondo alla pagina coprono solo una piccola parte delle alternative a disposizione di tutti gli amanti della cucina e della buona tavola. Nondimeno, la selezione che ho operato e che vi metto a disposizione vi permetterà di fare bella figura con i vostri commensali e creare l’atmosfera giusta per un momento all’insegna del gusto e dello stare insieme.
Anche perché ho cercato di prediligere valori quali la varietà e l’inclusività. Le ricette, infatti, fanno riferimento certo alla cucina italiana, ma anche a quella straniera, senza dimenticare le sperimentazioni e le soluzioni fuori dall’ordinario. Ci tengo a precisare che molti dei piatti unici che ho selezionato per voi sono compatibili con le esigenze di chi soffre di intolleranze alimentari. Molto spesso gli impasti sono realizzati con farine senza glutine, mentre i ripieni raramente contengono lattosio. Una scelta, questa, che solo all’apparenza giova esclusivamente a una ristretta categoria, infatti gli ingredienti gluten free e lactose free sono ottimi anche per chi non soffre di disturbi legati all’assorbimento.
Insomma, i piatti unici uniscono. Non mi rimane che augurarvi un buon viaggio nel mondo dei piatti unici. Prima, però, un approfondimento specifico su alcune delle migliori ricette italiane ed estere, con un occhio di riguardo verso alcuni grandi classici quali la pizza, le lasagne, la parmigiana, le tortillas etc.
Il concetto di piatto unico nelle cucine estere
Nella cucina italiana il piatto unico è quasi una rarità, o comunque una variazione sul tema della classica divisione tra primi, secondi, contorni etc. Non a caso buona parte dei piatti unici della tradizione nostrana sono riservati agli eventi speciali. Pensiamo solo alle lasagne, di cui parlerò più approfonditamente nel prossimo paragrafo. Ebbene, se questa non è una peculiarità italiana, poco ci manca. Buona parte delle cucine estere pongono infatti i piatti unici al centro, ovvero considerano il piatto completo sotto il profilo nutrizionale come un elemento ordinario. E’ il caso soprattutto delle cucine asiatiche e di quelle mediorientali, oltre a quella cinese e giapponese.
L’assetto più frequente vede la presenza di un elemento cerealicolo e un elemento di carne, accompagnato da verdure varie. Il primo è spesso e volentieri incarnato dal riso. Un esempio per comprendere al meglio questo approccio è il sushi, un piatto tipico giapponese, che rappresenta un piatto unico. Il sushi comprende proteine (date dal pesce), carboidrati (dati dal riso), spezie e in minima parte anche elementi di origine vegetale.
Le lasagne, uno dei piatti unici della cucina italiana
La cucina italiana abbonda di piatti unici. Non mi sto riferendo alla sola pizza, sto parlando di due ricette connesse ancora più in profondità con la tradizione popolare, che vengono regolarmente preparate in tutte le famiglie (o quasi), ossia le lasagne e la parmigiana. Le lasagne non necessitano di grandi presentazioni. È probabilmente il piatto che, più degli altri, unisce gli italiani. Dire lasagne significa richiamare alla mente le allegre atmosfere dei pranzi domenicali o delle ricorrenze più sentite. Le lasagne hanno un’altra particolarità, ossia sono tra i pochi piatti ad essere incredibilmente buoni e facili da preparare. Anche perché si prestano ad una certa creatività.
Il condimento base è dato dal ragù, dall’uovo sodo, dal prosciutto e ovviamente dalla besciamella. Nel corso del tempo, però, si sono diffuse le varianti più disparate, alcune di marca vegana o che semplicemente tendono a escludere alcuni ingredienti a favore di altri. Va da sé che ci vuole ben poco a trasformare le lasagne nel perfetto piatto unico anti intolleranze alimentari. Per esempio, come ho dimostrato chiaramente in questa ricetta, è possibile sostituire la pasta tradizionale con una a base di farine alternative. Analogamente, è possibile preparare un’ottima besciamella con il latte delattosato.
La parmigiana, uno splendido piatto unico
Anche la parmigiana può essere compresa tra i piatti unici più famosi e apprezzati della cucina italiana. Benché si sia diffusa più di recente rispetto alle lasagne, è andata incontro ha un intenso processo di adattamento rispetto alle tradizioni locali. Sicché, in alcune zone d’Italia si opta per le melanzane, mentre in altre per le zucchine. Di norma, gli ortaggi vengono fritti, ma non mancano le varianti che prevedono cotture diverse, magari più leggere. Il risultato è sempre straordinario, infatti la parmigiana è realmente un piatto unico capace di allietare il palato, riempire lo stomaco e fornire un’alternativa valida tanto ai primi quanto ai secondi piatti.
C’è da dire poi che la parmigiana è di base un piatto senza glutine e senza lattosio. Al netto delle aggiunte che ciascuno può effettuare, la parmigiana è compatibile con gli intolleranti al lattosio e ai celiaci. Certo, la lista degli ingredienti contiene sempre del formaggio, ma questo non è altro che il Parmigiano Reggiano, che naturalmente non contiene lattosio (in quanto lungamente stagionato). Brutte notizie, invece, per gli intolleranti al nichel, in quanto la parmigiana contiene molti ingredienti gravati dalla presenza di questa sostanza, non ultimo il pomodoro. D’altronde, il nichel è presente un po’ dappertutto. Per fortuna, alcuni lungimiranti produttori, in virtù di particolari tecniche di coltivazione, mettono a disposizione varietà nichel free di frutta e verdura. Nel caso soffriate di questo fastidioso disturbo, fate riferimento a loro.
Un focus sulla melanzana, la regina della parmigiana
Le melanzane sono le protagoniste della parmigiana classica. E’ dunque utile spendere qualche parola a riguardo, e restituire un’idea della sua completezza a livello gastronomico e nutrizionale. La melanzana è estremamente versatile, infatti è buona fritta, cotta al forno, passata in padella e persino bollita se il condimento è adeguato. Allo stesso tempo è nutriente e leggera.
A fronte di un apporto calorico molto basso, pari a 25 kcal, regala molte vitamine e sali minerali. Il riferimento è alla vitamina C, che supporta le difese immunitarie e aiuta ad assorbire il ferro. Stesso discorso per il potassio, che sostiene i livelli di energia dell’organismo e regolarizza la pressione del sangue. Inoltre la melanzana è ricca di antocianine, sostanze che determinano il colore violaceo e svolgono al contempo un’eccezionale funzione antiossidante.
I piatti unici delle tradizionali regionali
Le cucine regionali dell’Italia meridionale abbondano di piatti unici. Un esempio è dato dagli ortaggi ripieni che, a partire dalla Sicilia dalla Calabria e dalla Campania, si sono diffusi un po’ a macchia d’olio. Le possibilità sono numerose, tuttavia si tende a utilizzare come “contenitori” le zucchine, le melanzane, i pomodori e i peperoni. Il ripieno è formato nella stragrande maggioranza dei casi dalla mollica, debitamente condita e mescolata a tanti ingredienti: capperi, formaggio, uova, carne o insaccati.
Anche alcune tipologie di bruschette possono essere ascritte alla categoria “piatti unici”. Di nuovo, sto parlando di una dinamica che si è sviluppata soprattutto nel sud Italia. Il risultato è l’insieme di ricette che coniugano completezza a semplicità. Io, in particolare, sono affezionato alle bruschette di friselle, un tipo di pane biscottato della tradizione pugliese. È possibile condirle in vario modo, sebbene il pomodoro non manchi quasi mai. Occasionalmente, ho descritto le ricette di friselle condite con gli ingredienti più disparati. Molto singolare (e squisita) è la ricetta delle friselle con peperone e formaggio.
La tradizione della focaccia
La focaccia, se debitamente farcita, può essere ascritta alla categoria dei piatti unici. La tradizione italiana, specialmente a livello locale, assegna alle focacce un ruolo centrale. A tal proposito dobbiamo chiamare in causa il sud Italia, le cui gastronomie offrono molti spunti in questo senso. Il riferimento è in particolare alla Puglia, che ha fatto delle sue focacce un vero e proprio vanto. Nondimeno, è possibile giocare con la creatività, vista la natura della preparazione, e proporre condimenti all’apparenza bizzarri, in realtà capaci di arricchire. E’ il caso della focaccia con pastinaca, una verdura che appartiene alla tradizione popolare, che sta ritornando in auge dopo un periodo di oblio. Soprattutto, è una verdura buona e salutare, infatti è tra le poche a contenere gli acidi grassi omega tre.
Una focaccia decisamente sperimentale è la focaccia senza farina. Può suonare strano, d’altronde stiamo parlando dell’ingrediente base. Ebbene, il segreto è sostituirlo con uno degli alimenti più ricchi di amido in assoluto: la patata. La lista degli ingredienti, infatti, contiene sia le patate “standard” sia la fecola di patate. Il risultato è straordinario, gustoso e morbido al punto giusto.
Piatti unici dall’Europa
Anche le cucine europee ci regalano degli splendidi piatti unici. Potremmo dedicare interi libri all’argomento, ma vale la pena evidenziare quelli più famosi e apprezzati anche dalle nostre parti: la paella e la quiche lorraine.
La paella fa parte della cucina spagnola e per la precisione della Catalogna. Come sicuramente saprete, prevede la cottura quasi in contemporanea di riso e svariati ingredienti. A seconda del condimento, si parla di paella di carne (principalmente pollo) e di paella di pesce (principalmente gamberi). La paella va cucinata nelle caratteristiche padelle larghe e poco profonde, l’equivalente dei più famosi wok. In Italia si è diffusa principalmente grazie agli scambi culturali universitari.
Anche la quiche lorraine necessità di poche presentazioni. Possiamo definirla come la regina, se non l’antesignana, delle torte salate. Si compone di una base di pasta brisée, che è simile alla sfoglia ma meno friabile. Il ripieno è invece formato da uova, pancetta, creme fraiche, o panna acida che dir si voglia. E’ declinata in molte varianti, come quelle che prevedono l’aggiunta di formaggio, principalmente emmenthal, e di cipolla.
Il piatto unico più consumato, l’hamburger all’americana
Se si parla di piatti unici è doveroso citare quello più consumato al mondo, sebbene non goda di grande fama presso i puristi della salute e, a rigor di termini, non venga nemmeno considerato “completo”, mi riferisco all’hamburger all’americana. La cattiva nomea è data dal ruolo di primo piano che ricopre per le catene di fast food, che non sono certo sinonimo di salute (almeno presso l’immaginario collettivo). In realtà, il vero hamburger all’americana, quello che di industriale ha poco o nulla, può dire molto in quanto a gusto e capacità nutrizionale.
Tanto per cominciare è davvero “completo”. Apporta carboidrati, grazie al pane e proteine, grazie alla carne. In più apporta vitamine e sali minerali, sebbene non in abbondanza. Il riferimento, qui, è al cetriolo, al pomodoro e alla lattuga che non mancano mai nella ricetta originale. Persino la salsa utilizzata tradizionalmente, ovvero la senape, è a suo modo salutare, infatti è ricca di acidi grassi omega tre. Qui su Nonnapaperina.it ho interpretato la ricetta dell’hamburger da una prospettiva mediterranea, infatti ho proposto un hamburger di zampone che vede come protagonista il classico insaccato e alcuni condimenti gustosi, ma salutari (insalata riccia, cetriolini, pomodori secchi).
Le salse che nobilitano l’hamburger
Tra i motivi che sanciscono i pregiudizi sull’hamburger c’è un utilizzo superficiale delle sale. Molto spesso, specie nei contesti da fast food, si utilizzano salse di scarso valore o poco interessanti sotto il profilo nutrizionale. Il riferimento è al ketchup, che altro non è che pomodoro e zucchero. Il riferimento è anche alla maionese che per quanto nutriente è comunque molto calorica. Eppure esistono salse in grado di “nobilitare” l’hamburger.
La più reperibile è la senape. Esatto, la senape può essere considerata una salsa nobile. Il motivo? In primis è meno calorica di quanto si possa immaginare (60 kcal per 100 grammi). In secondo luogo contiene grassi benefici per il cuore e per la circolazione. Il riferimento è ovviamente agli acidi grassi omega tre. Altre salse da prendere in considerazione sono l’aioli e quella al curry. La aioli è frutto dell’unione di aglio, olio e limone, ed è simile al nostro salmoriglio. La salsa al curry vede come protagonista la celebre spezia, o per meglio dire un mix di spezie che la compongono.
Le migliori ricette della cucina sudamericana
Anche la cucina sudamericana è ricca di piatti unici. In un certo senso assomiglia a quella statunitense, almeno da questo punto di vista, ma è meno ricca di piatti fast food. Il riferimento è alle tortillas e al burrito, che altro non sono che piadine di farina di mais ripiene. Proprio il ripieno appare incredibilmente gustoso e completo. Nella stragrande maggioranza dei casi, esso viene preparato con carne di manzo, cotta e condita insieme alle verdure e al peperoncino.
Ovviamente ciascuno può dosare la quantità di peperoncino desiderato, dal momento che il piccante è tollerato in modo diverso da persona a persona. Qui su Nonnapaperina.it ho proposto alcune varianti di tortillas e burritos. Non varianti senza glutine, anche perché sono per loro stessa natura gluten free. Bensì varianti ora leggere ora più aromatiche. In particolare ha riscosso un certo successo il burritos di pollo, che propone un sapore più delicato e comporta un minore apporto calorico.
La pizza, un must dei piatti unici
In una sezione che parla di piatti unici è impossibile ignorare la pizza, d’altronde è uno dei piatti unici più consumati al mondo, sebbene sia declinata in tantissime varianti. Solo in Italia esistono almeno tre tipologie di pizza. Quella napoletana, che potremmo chiamare verace, si distingue per la spiccata morbidezza e i cornicioni alti. La pizza alla romana, invece, si distingue per i cornicioni bassi e per la consistenza croccante. Infine, la pizza alla pugliese, assomiglia più a una focaccia alta e morbida.
Vale la pena raccontare qualcosa sulle origini della pizza. Origini che sono più antiche di quanto si possa immaginare. In realtà, l’idea di “stendere” sottili impasti di farina e condirli nel modo più vario risale all’antichità. Già al tempo dei greci e dei romani si consumava, per esempio, la pita. Il nome è simile, e lo stesso si può dire della ricetta. La vera pizza, però, è frutto dell’importazione della pianta di pomodoro così come la conosciamo oggi, ovvero in grado di dare frutti rossi e succosi. Per la precisione, la pizza “moderna”, nasce nel XIX secolo con la “Margherita”, così chiamata da un cuoco napoletano che l’ha offerta all’omonima regina in visita alla città partenopea.
La pizza, un vanto dell’Italia e non solo
Vale la pena specificare alcune peculiarità sulla pizza. Tanto per cominciare è un vanto italiano, ma appartiene anche alla cultura americana. Può sembrare un’eresia ma è proprio così, d’altronde le prime pizzerie sono state aperte proprio negli Stati Uniti. Va detto che la pizza americana, per quanto godibile, è diversa da quella italiana. E’ molto spessa e morbida, tanto che ad alcuni potrebbe ricordare la nostra focaccia. Proprio per la sua elevata quantità di impasto, molto raramente viene servita una pizza a persona.
Parlando di “tipi di pizza” è impossibile non citare la suddivisione che si fa in Italia. La pizza classica è la napoletana, che è sottile, morbida e vanta cornicioni molto alti. Al secondo posto troviamo la pizza romana, che è sottile, ma è molto più croccante e quasi priva di cornicioni. Infine si segnala la pizza pugliese, che è simile a una focaccia.
Un focus sulle pizze più creative
La pizza per sua stessa natura è considerato uno dei piatti unici per eccellenza, inoltre si presta alle varianti più creative. Tralasciando i condimenti più bizzarri (vedi pizza con ananas), possiamo citare l’inedita pizza al pesto rosso e prosciutto crudo, che ho presentato qui su Nonnapaperina.it. La salsa di pomodoro è sostituita proprio dal pesto rosso, che si ottiene con i pomodori secchi, le mandorle e il basilico. Si ottiene così una salsa aromatica, che dona colore e gusto.
Molto particolare è anche la pizza di pasta sfoglia, che tra le altre cose è semplicissima da preparare (specie se si utilizza la pasta sfoglia industriale). La base è diversa dal solito, mentre il ripieno è classico pomodoro e mozzarella. Se li avete a disposizione, vi consiglio di utilizzare proprio la mozzarella di bufala, che è la migliore in assoluto per gusto, morbidezza e cremosità. Vista la particolare natura di questa pizza, più che il basilico vi consiglio di utilizzare l’origano.
Le torte salate più buone e creative
Chiudo questa sezione consigliandovi tra i piatti unici alcune torte salate particolari, che porgono il fianco alla creatività, senza strafare. La prima è la torta salata con finocchi e cocco. Una combinazione all’apparenza “forte”, che al palato rende benissimo. Per inciso, il finocchio va tagliato a fette sottili e disposto a raggiera, quasi debba essere gratinato. Del cocco, in realtà, si usa il latte, che viene unito alle uova per formare una specie di ripieno cremoso.
Un’altra torta salata squisita e particolare è quella al cavolo rosso e gorgonzola. Il cavolo rosso conferisce alla ricetta un bel colore, tra il cremisi e il viola, ma le regala anche un certo spessore nutrizionale. Infatti, è ricco di vitamine, sali minerali e sostanze antitumorali. Anche l’impasto è particolare, pensato appositamente per i celiaci. E’ infatti realizzato con ben quattro farine alternative: riso, quinoa, sorga e tapioca. Farine ora rimineralizzanti ed ora proteiche, in grado di interagire molto bene l’una con l’altra e farsi apprezzare per il loro gusto.
Gli impasti più utilizzati per le torte salate
Le torte salate sono molto apprezzate in quanto consentono di scatenare la creatività in cucina. Il punto di partenza è però dato dall’impasto, che non consente molto margine di discrezione. Di base, infatti, è necessario attenersi a una scelta ristretta, fatta da pasta sfoglia o pasta brisée. La pasta sfoglia è molto friabile, in quanto si compone di un numero di strati elevato. Prepararla in casa è molto complesso, sicché nella quasi totalità di casi si opta per il prodotto già pronto, che esprime generalmente una buona qualità.
La pasta brisé è realizzata con i medesimi ingredienti della pasta sfoglia, ma è meno friabile. Proprio per questo viene presa in considerazione soprattutto quando i condimenti sono molto liquidi, e rischiano di privare l’impasto della necessaria stabilità. Un altro impasto per torte salate, a dire il vero poco utilizzato, è la pasta matta, simile alla brisée ma caratterizzata da un sapore neutro.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.