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Insalate di pasta riso e verdure
Le insalate: contorno e/o secondo piatto
Spesso, quando pensiamo a un’insalata pensiamo a un contorno leggero, oppure a delle ricette prive di gusto come un’insalata di pasta fredda, un’insalata di riso o di verdure. Eppure, si possono creare contorni molto gustosi con vegetali, frutta, carne, formaggi, legumi e cereali. Il segreto è quello di trovare il giusto equilibrio fra gli ingredienti utilizzati e il condimento. Scoprite un’altra maniera di preparare le vostre insalate e si trasformeranno in un contorno indispensabile!
Fra le tantissime ricette presenti sul portale troviamo l’insalata di amaranto con legumi e verdure, la misticanza con avocado e uova di quaglia o i gamberi in insalata di frutti e parmigiano. In questo modo, avrete l’opportunità di conoscere nuovi ingredienti e combinazioni originali da riproporre in primi e secondi piatti. Un modo per preparare dei piatti alternativi e magari stupire i vostri ospiti con ricette equilibrate e salutari.
Si possono creare moltissime combinazioni
Dando un’occhiata alla lunga lista di ricette per insalate sul portale di Nonna Paperina vi accorgerete che è possibile preparare ogni giorno un’insalata diversa! Già partendo dalla base, ad esempio dalla lattuga, scoprirete che avete una vasta gamma di possibilità: indivia, scarola, crescione, ecc. In questo modo, avremo l’opportunità di consumare vegetali crudi che ci apportano poche calorie ma tante vitamine e sali minerali. Insomma avrete a disposizione dei piatti salutari, ricchi di colore e alquanto gustosi.
Gli altri ingredienti dell’insalata dipendono dalla vostra creatività e dalle vostre esigenze, in modo tale da poter evitare accuratamente alimenti che possano scatenare intolleranze o allergie alimentari. Ricordate che anche una semplice insalata si basa su un’equilibrio perfetto fra sapori e profumi. Scegliete una delle ricette presenti in questa categoria e imparate a scegliere la giusta combinazione!
Il condimento dell’insalata
Oltre alla vasta selezione di ingredienti che possono comporre l’insalata, esistono anche tantissimi tipi di condimenti diversi che serviranno ad amalgamare la pietanza. Sale, aceto, limone, olio, salse e semi sono solo alcune delle possibilità. Sperimentate utilizzando oli vegetali di diversa provenienza, come quello di sesamo o di avocado.
Scegliete o elaborate condimenti di ottima qualità, senza però esagerare con le dosi. Troppo olio o aceto, ad esempio, rischieranno di coprire totalmente i sapori della pietanza: aiutatevi con un cucchiaio o un dosificatore spray. Preparate pietanze appetitose e leggere grazie alle ricette per insalate di Nonna Paperina! Come potete notare dagli articoli qui sotto, ho dedicato un’intera sezione all’essiccazione, ovvero alle ricette che prevedono – come attività principale – proprio questa operazione sugli alimenti
Il buono delle verdure da insalata
L’insalata (che è un tipo di contorno e non un ingrediente) è legata nell’immaginario collettivo alla lattuga. Tuttavia, possono essere preparate insalate ottime e, perché no, creative, anche con altri tipi di verdura. Alcune sono molto diffuse, e fanno parte della dieta mediterranea europea, come il radicchio e la cicoria. Altre lo sono meno, ma possono regalare più di qualche soddisfazione anche a chi non le consuma regolarmente o non le ha mai assaggiate.
Ne parlo in questo articolo, descrivendo gusto, aspetto e proprietà nutrizionali. Le verdure da insalata si differenziano parecchio per diversi aspetti, ma presentano degli elementi in comune. Per esempio, sono generalmente ricche di vitamine e sali minerali, nonché di fibre. Alcune, specie, quelle di colore viola-rosso, sono anche ricche di antocianine, formidabili antiossidanti che supportano i meccanismi di rigenerazione cellulare, contrastano gli effetti dei radicali liberi ed esercitano una funzione anti-cancro.
Giunti a questo punto vale la pena presentare alcune delle insalate che mi hanno colpito di più. Vi consiglio di seguire i link e di accedere alle ricette complete, in modo da replicarle in prima persona.
Bowl, insalate, contorni: facciamo chiarezza
Quando si parla di piatti freddi si fa spesso riferimento a concetti quali bowl, insalate e contorni. Nell’immaginario collettivo sono considerati sinonimi, o giù di lì. Si tratta di un errore, che rischia di porre in secondo piano alcuni dettagli importanti, che caratterizzano ora una ora l’altra categoria. Dunque è bene fare un po’ di chiarezza.
Bowl. Con questo termine si indicano quelle che nel nostro gergo vengono chiamate “insalatone”. Sono dei pasti completi, pur assomigliando a dei contorni. Le bowl presentano spesso una base cerealicola, degli ortaggi, un po’ di frutti ed elementi proteici. Questo tipo di piatti freddi vengono serviti in una ciotola, da cui prendono il nome, e sono in genere formati da verdure cotte o crude, da una parte a base di carboidrati ed un’altra a base di proteine.
Insalate. In questa categoria andrebbero inseriti i contorni freddi con una forte componente vegetale. La base è spesso data da una verdura a foglia larga (come la lattuga). L’elemento proteico può essere incluso, ma raramente rende il piatto veramente completo. E’ proprio per questo motivo che le insalate vanno in genere accompagnate ad altri cibi proteici, magari a base di carne o di pesce.
Contorni. Con questa generica espressione si intendono i piatti a base di verdure e ortaggi leggeri, ma più o meno complessi. Un esempio è dato dagli ortaggi farciti.
Bowl con pollo e quinoa
La bowl con pollo e quinoa può essere considerata un’insalatona capace di fungere da pasto completo. In effetti apporta tutti le sostanze essenziali: proteine, carboidrati, vitamine e sali minerali. I protagonisti sono il pollo e la quinoa. Il pollo viene dapprima marinato con un po’ di succo di limone, pepe nero, sale e olio di oliva. Poi va passato in padella per qualche minuto, infine va tagliato a listarelle per prepararlo al meglio per la bowl in cui andrà posizionato.
La quinoa, invece, viene lessata in poca acqua per un quarto d’ora e condita con dell’olio extravergine di oliva. L’ultimo passaggio consiste in una passata in padella del pollo e della quinoa assieme, da arricchire con un po’ di radicchio e condito con una deliziosa maionese alla curcuma. In questa fase, se li gradite, potete aggiungere anche i semi di sesamo bianco. Potete consumare la bowl di pollo e quinoa a pranzo e a cena. D’altronde è un piatto completo ma anche moderatamente leggero.
Bowl con tartare di scottona
Vi presento ora una bowl raffinata e quasi gourmet: la bowl con tartare di scottona. Come suggerisce il nome, la carne non viene sottoposta a cottura, bensì leggermente marinata con olio extravergine di oliva, maggiorana, sale e pepe. La scottona si presta a questo trattamento, anche perché è tenera e saporita anche da cruda (o quasi cruda).
La base è data però dal cous cous, che per l’occasione viene cotto come se fosse un ramen istantaneo. Il cous cous non viene passato in padella o lessato, bensì viene immerso in una soluzione di brodo vegetale, sale e curcuma; infine viene portato a bollore. Mi raccomando, questa fase deve essere condotta a coperchio ben messo, in modo che il vapore non fuoriesca e cuocia “passivamente” il cous cous. Per quanto concerne la composizione della bowl, va versato prima il cous cous, poi la carne e infine gli ingredienti di contorno (carote tagliate a julienne e nocciole tritate). Potete servire questa bowl con una salsina pungente, magari all’aglio.
Insalata di pasta con melanzane grigliate
Presento ora un piatto molto più semplice, ma in grado di valorizzare i sapori mediterranei: l’insalata di pasta con melanzane grigliate. Per questo piatto vi consiglio di usare una pasta corta, come i sedanini. Questi vanno cotti in acqua bollente, per poi essere raffreddati per interrompere la cottura e portarli a temperatura ambiente. Per quanto concerne le melanzane, queste vanno arricchite con un’emulsione a base di olive, sale e origano, simile per certi versi al salmoriglio. Infine vanno grigliate per pochi minuti. Se le tagliate molto sottili, la cottura durerà giusto qualche minuto.
Una volta che tutte le componenti si sono raffreddate, si procede con la composizione dell’insalata. Si inizia con la pasta, poi si prosegue con le melanzane e si completa il tutto con un delizioso hummus di ceci, pomodori e basilico (che funge quasi da mantecatura). La guarnizione, invece, è affidata alle olive tagliate a rondelle (potete utilizzare quelle nere o verdi).
Insalata di fusilli con peperoni
L’Insalata di fusilli con peperoni non è la solita insalata di pasta. Tanto per cominciare, si regge su un valore importante per la cucina italiana, ossia la semplicità. In secondo luogo propone abbinamenti davvero peculiari. Per esempio quello tra peperoni rossi e olive verdi, che stupisce dal punto di vista cromatico e crea un delicato contrasto al palato. La lista degli ingredienti comprende anche il peperone giallo, la zucchina e la menta.
I fusilli vengono cotti in acqua bollente poco salata, per poi essere raffreddati con acqua fredda per interrompere la cottura. I fusilli vengono poi conditi con olio extravergine di oliva e arricchiti con le verdure fatte a cubetti. Per quanto concerne i peperoni occorre fare una precisazione. In genere vanno cotti, ma se vengono accuratamente spellati possono essere consumati anche crudi.
Riso con fave e salmone
Passiamo ora a una insalata di riso particolare, che si differenzia dalle classiche insalate di riso all’italiana. E’ realizzata con un mix di ingredienti di “terra” e di “mare”, infatti troviamo le fave – che deliziano con il loro sapore corposo e allo stesso tempo delicato – e i datterini, che inebriano con il loro sapore a metà strada tra il dolce e l’acidulo. Troviamo però anche il salmone, che per l’occasione viene marinato nel succo di arancia e nel basilico. Ovviamente utilizzate il salmone fresco, piuttosto che l’affumicato (che non avrebbe bisogno di marinatura).
Per quanto concerne la base utilizzate il riso Basmati, che rappresenta l’ideale quando si realizzano le insalate. L’insalata vede anche la partecipazione della curcuma. Nello specifico va inserita nell’acqua di cottura del riso. La composizione di questa insalata è molto semplice: basta inserire gli ingredienti in una grande ciotola e condire con olio, pepe e basilico fresco.
Bowl con tonno e miglio
La bowl con tonno e meglio è una insalata molto corposa, che fa ampio uso di ingredienti esotici o comunque di nicchia. Non è il caso del miglio, un cereale consumato (anche) dalle nostre parti, ma è certamente il caso della papaya, del coriandolo vietnamita (più aromatico del nostro coriandolo), degli edamame e delle bacche di goji. Gli edamame sono una specie di fagiolini molto utilizzati nella cucina orientale, mentre le bacche di goji sono piccoli frutti apprezzati per il sapore dolce e acidulo.
La ricetta è molto semplice. Basta lessare il miglio secondo il tempo indicato in confezione, allo stesso modo vanno lessati gli edamame per pochi minuti. Il tonno, un altro protagonista di questa ricetta, va invece pulito e tagliato a fette. Non viene sottoposto a cottura, sicché abbiate cura di sceglierne uno estremamente fresco. La composizione dell’insalata è molto semplice: si inizia con il miglio (che deve fungere da base), poi si procede con il tonno, la papaya e gli altri ingredienti. La guarnizione è data, infine, dal coriandolo, dall’alga nori tritata e dall’olio extravergine di oliva.
Insalata con astice e mango
Questa insalata con astice e mango propone una combinazione molto suggestiva, che potrebbe far storcere il naso in quanto molto azzardata. Tuttavia, questi abbinamenti rivelano al primo assaggio tutta la loro efficacia. Il sapore corposo ma accennato dell’astice si sposa alla perfezione con quello più dolce e leggermente acidulo del mango.
L’astice ovviamente deve essere sottoposto a cottura. Va infatti lessato in acqua poco salata per una ventina di minuti. Dopo lo si fa raffreddare, lasciandolo nel liquido di cottura, poi si estrae la polpa, la si spezzetta e si condisce con un’emulsione a base di succo di arancia, limone e lime. Si aggiunge infine un po’ di sale, di pepe e si lascia in frigo a marinare. Il mango, invece, va tagliato a cubetti e unito alla cipolla rossa, al sedano e ai pomodorini. La composizione dell’insalata prevede l’uso delle coppe di portata, a riprova del carattere gourmet della ricetta. Si inizia con il composto di verdure, poi si prosegue con l’astice e infine si aggiunge il mango. Il condimento è affidato all’olio extravergine di oliva, un po’ di arancia, l’erba cipollina e l’aceto balsamico.
Insalata di merluzzo e kiwi disidratato
L’insalata di merluzzo e kiwi disidratato è interessante in quanto fa un uso massiccio della cottura a vapore, che è il metodo più salutare in assoluto. In questo modo vengono cotti sia le zucchine che il merluzzo in due cestelli separati. Un ruolo importante è giocato però dalla base, che è realizzata con la menta e la misticanza. Insieme formano una specie di letto, dove vengono adagiati il merluzzo e i kiwi.
La guarnizione è garantita da una sorta di topping, realizzato con una cremina densa ben frullata a base di zucchine cotte a vapore, menta, olio e sale. Se lo desiderate potete completare il tutto con capperi dissalati e olive nere. Ma badate bene, in questo caso il piatto risulterà molto salato. L’insalata di merluzzo e kiwi può essere servita come secondo piatto visto il suo elevato apporto proteico.
Insalata di faraona con cavolo rosso e melagrana
Questa insalata è una vera e propria gioia per gli occhi. Del resto, si presenta con alcune tonalità del rosso e del fucsia, fornite per l’appunto dal cavolo e dalla melagrana. Questa abbondanza di rosso ha comunque un significato nutrizionale: è indice di una presenza spiccata di antocianine, sostanze che fungono da antiossidanti e aiutano a prevenire il cancro.
A dispetto di tante altre insalate, la base coincide con l’elemento proteico, ovvero con la carne di faraona. In questo caso vanno utilizzati i petti, che vengono rosolati brevemente con del burro chiarificato. Una volta pronti vanno ridotti a straccetti, in modo da amalgamarsi al meglio con gli altri ingredienti. Mi raccomando, il cavolo va passato in padella insieme all’insalata trevigiana, infine va marinato con una soluzione di aceto, miele e olio extravergine di oliva.
Insalata di lenticchie nere
L’insalata di lenticchie nere è una ricetta semplice che funge da pasto completo, o almeno da primo piatto. Le lenticchie, infatti, sono tra gli alimenti più nutrienti in natura in quanto ricchi sia di carboidrati che di proteine. A maggior ragione se appartengono alla varietà “nera”, che abbonda di antocianine. Per quanto concerne la cottura delle lenticchie, queste vanno lessate in acqua non salata per circa 20 minuti.
Le lenticchie vanno poi aggiunte alle verdure rosolate e arricchite con la curcuma, il sale e il pepe. Per questa ricetta vanno utilizzate le carote e le zucchine, che offrono anche una certa varietà a livello cromatico. Come condimento finale va bene un po’ di olio a crudo o, se la gradite, un po’ di erba cipollina. Se volete “esagerare” potete utilizzare un po’ di curry, che è il mix di spezie perfetto per un legume corposo come la lenticchia.
Insalata di fiori di banano
L’insalata di fiori di banano è un’alternativa suggestiva, per non dire sorprendente, alle solite insalate di verdura. Il protagonista è proprio lui, il fiore di banano, un ingrediente poco consumato dalle nostre parti ma tipico di molte cucine esotiche. Il suo sapore è simile a quello dell’amido, leggermente amarognolo ma comunque molto gradevole. E’ relativamente facile da gestire, anche perché da questo punto di vista assomiglia al carciofo in quanto basta eliminare i coriacei “petali” esterni per usarlo senza problemi.
La ricetta dell’insalata di fiori lascia molto spazio alla creatività. Di base può essere abbinata a tanti altri ingredienti: certamente pomodori e cipolle, ma anche peperoni, radicchio, mango e fiori eduli. L’importante è che i fiori di banano siano in rapporto di 1 a 1.5 con gli altri ingredienti. Per quanto concerne il condimento basta quello derivato dalla fase di cottura, infatti i fiori di banano vengono cotti con un po’ di olio, foglie di citronella e uno spicchio di aglio.
Fattoush
Il Fattoush è un piatto tipico del Libano. Può essere considerato come un contorno molto corposo e saporito, o come un primo leggero. Il motivo di ciò risiede nella presenza della pita o del pane arabo, che fungono da accompagnamento ma anche come fonte di carboidrati. La ricetta non è difficile ma solo un po’ laboriosa, anche perché coinvolge ingredienti rari per la cucina nostrana, come il sommacco, una spezia dal color amaranto dal sapore pungente.
Il piatto si ottiene condendo alcune verdure con un’emulsione realizzata con il sommacco, il succo di limone, il succo di melagrana, l’aceto, l’aglio, la menta, un po’ di sale e abbondante olio extravergine di oliva. Le verdure tipiche del Fattoush sono i cetrioli, i pomodori, la lattuga e le cipolle. Il sapore del Fattoush sorprende in quanto è molto acidulo ma anche equilibrato. Inoltre, nonostante le premesse (ovvero la presenza di molti alimenti acidi), non stanca e non risulta pesante. E’ sicuramente un piatto da provare, in grado di stupire i vostri commensali.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.