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Bevande: acque, frullati, cocktail
Bevande per tutti, un mondo da esplorare dedicato alle intolleranze alimentari
Questa sezione è dedicata alle bevande di vario tipo. Trovate tantissime ricette per acque aromatizzazione, succhi e centrifugati, oltre a tisane, infusi, cocktail alcolici, analcolici e liquori. Insomma, c’è di tutto. E tutto è pensato per esaltare frutta e verdura, dando loro nuova vita attraverso abbinamenti a volte classici, altre volte originali. Potete vederlo con i vostri occhi: accanto ad alcune preparazioni che richiamano la tradizione, e che fanno parte del regime alimentare dei più salutisti, compaiono preparazioni più ardite, che puntano al gusto, al nutrimento e al colore.
E’ una sezione dedicata a tutti, a chi soffre di intolleranze alimentari come a chi non ne soffre. Certo, alcune preparazioni di per sé risultano problematiche. Alcuni frullati, per esempio, contengono il latte, e il latte contiene il lattosio. Cosa fare in questi casi? Niente paura, basta sostituire il latte normale con la sua versione senza lattosio. Il latte delattosato è buono e genuino, anche perché il processo di rimozione del lattosio è naturale al cento per cento. Si tratta di inserire nel latte l’enzima lattasi, che scinde il lattosio nei più digeribili galattosio e glucosio.
Qualche problema in più, come al solito, devono affrontarlo gli intolleranti al nichel. D’altronde, il nichel è presente in moltissimi ingredienti, tra frutta e verdure. L’unica soluzione è evitarli, dunque consiglio di passare in rassegna gli ingredienti che contengono nichel, ed escludere – purtroppo – le ricette che ne prevedono l’utilizzo. Per il resto, non mi rimane che augurarvi un buon viaggio nel mondo delle bevande. Fatevi guidare dall’istinto e dalla creatività, e troverete certamente la bevanda che fa al caso vostro. Nel frattempo, qui sotto trovate un ulteriore approfondimento per ogni tipologia di bevanda.
Perché preferire bevande fai da te?
Molti si chiedono se sia davvero conveniente preparare bevande fai da te, piuttosto che optare per la semplicità e la varietà offerta dai supermercati. La risposta a questa domanda è profondamente radicata nella qualità, nella genuinità e nei benefici per la salute che derivano dalle bevande preparate in casa.
Le bevande fai da te vantano un’elevata qualità e genuinità. A differenza delle opzioni industriali, che possono includere zuccheri aggiunti, conservanti e coloranti (anche se consentiti dalla legge), le bevande preparate in casa sono libere da queste sostanze potenzialmente dannose. I processi industriali, nonostante siano organizzati in modo efficiente, non possono eguagliare la freschezza e la purezza delle bevande fatte in casa, dove si ha il pieno controllo degli ingredienti utilizzati.
Libertà creativa e personalizzazione
Preparare le bevande in casa offre anche una fantastica opportunità di sperimentare e di essere creativi. Avrete la libertà di giocare con gli ingredienti, creando abbinamenti unici che possono esaltare sia il gusto che l’impatto visivo. La personalizzazione è un aspetto fondamentale delle bevande fai da te, permettendo di adeguare le ricette ai propri gusti personali o alle esigenze dietetiche.
Un altro aspetto fondamentale del preparare le bevande in casa è il divertimento che ne deriva. Contrariamente a quanto si possa pensare, la maggior parte delle ricette per bevande fai da te sono semplici e accessibili anche ai principianti in cucina. Non c’è lo stress associato ad alcune ricette più complesse, rendendo l’esperienza rilassante e gratificante.
Attenzione alle dosi
L’unico potenziale ostacolo nella preparazione di bevande fai da te può essere la necessità di rispettare le dosi precise, in particolare per alcune ricette che richiedono un bilanciamento accurato degli ingredienti. Tuttavia, con un po’ di pratica e attenzione, anche questo aspetto diventa parte del divertimento e della soddisfazione di creare qualcosa con le proprie mani.
Scegliere le bevande fai da te significa optare per un’opzione più sana, creativa e divertente. È un modo per garantire la qualità di ciò che si beve, esplorare nuove combinazioni di sapori e godere del processo di creazione. Le ricette presenti in questa sezione dimostrano quanto possa essere semplice e appagante preparare in casa bevande deliziose e originali.
Le acque aromatizzate, un modo per dissetarsi con gusto
Affrontiamo l’argomento bevande in modo approfondito, tipologia per tipologia. Iniziamo proprio dalle acque aromatizzate, che per molti rappresentano un oggetto del mistero. D’altronde, sono in voga soprattutto nel mondo anglosassone, dove l’acqua minerale è consumata solo relativamente. Le acque aromatizzate sono esattamente ciò che il nome suggerisce, ossia acque che hanno lo scopo di dissetare con gusto. Gli scaffali dei supermercati americani, e ultimamente anche quelli italiani, sono pieni di acque aromatizzate. Ovviamente, io vi consiglio di prepararle in casa. Le ricette possibili sono numerose, qui di seguito vi propongo quelle che mi hanno colpito di più.
L’acqua aromatizzata con lime e melissa, per esempio. Si tratta di un’acqua saporita al punto giusto, basata sull’inedita combinazione tra lime e melissa. E’ anche leggermente dolce, visto che la ricetta contempla un cucchiaino di miele ogni litro di bevanda. Come base potete utilizzare l’acqua normale, piuttosto che l’acqua tonica o quella gasata. Molto buona è anche l’acqua aromatizzata ai fiori di sambuco, che offre un aroma speciale, dato proprio dai fiori. Essi colorano l’acqua di un rosso tenue, che fa molto atmosfera. Per questi motivi, vi consiglio di prepararla in occasione degli aperitivi, farete un figurone!
Succhi e centrifugati, quando il gusto incontra la salute
Un approfondimento sulle bevande naturali non può ignorare i succhi e i centrifugati. Sono le classiche bevande della salute molto versatili. Potete berle a colazione, insieme alla merenda, o semplicemente quando vi va. Che differenza c’è tra succhi e centrifugati? Ebbene, i centrifugati sono ottenuti dalla centrifuga, che estrae i succhi grazie alle lame azionate a velocità sostenuta. I succhi, invece, possono essere ottenuti dalla semplice spremitura. In genere, i centrifugati sono più “lisci” e uniformi rispetto ai succhi.
Anche in questo caso, avete solo l’imbarazzo della scelta. A tal proposito, vi propongo due ricette abbastanza classiche, che fanno uso di ingredienti ben conosciuti. Il primo è il centrifugato con pompelmo e arance, una bevanda che coniuga gusto, salute e colore. Il gusto è perfetto in quanto esalta l’amaro del pompelmo e la gradevole acidità delle arance, mentre sulla portata nutrizionale dei due frutti c’è veramente poco da dire, vista l’abbondanza di vitamina C. Vi consiglio anche il succo di prugna, che trasferisce le proprietà e il gusto del frutto in una bevanda molto morbida, leggera, adatta a ogni occasione. Vi consiglio di prepararla soprattutto di mattina, in quanto è davvero nutriente.
Cocktail alcolici e analcolici per un happy hour genuino
Anche i cocktail, sia alcolici che analcolici, possono rientrare nella categoria delle bevande salutari. Ovviamente, tutto dipende dal procedimento e dagli ingredienti. Qui su Nonnapaperina.it ho cercato di dare spazio ai cocktail che sapessero esprimere una certa idea di equilibrio, non solo organolettico ma anche nutrizionale. Anche quando ho affrontato cocktail “classici”, quelli che si possono trovare nei bar e nei pub, ho sempre cercato di aggiungere qualcosa di mio, in modo da migliorarne la resa.
Rispetta questi canoni il cocktail Lacroix con guava e ananas. Il Lacroix è un famoso cocktail tropicale, preparato con ingredienti esotici come la guava rossa, l’acqua di cocco, l’ananas etc. Non manca il miele, che in questa mia versione è però di acacia. Una scelta dettata dalla volontà di bilanciare ulteriormente i sapori. Ritroviamo la guava anche nel cocktail con guava e fragole, un cocktail analcolico adatto a tutti. E’ a suo modo una bevanda delicata, dal momento che la base non è fornita dalla soda (che pure è presente), ma dal succo di guava. Potete utilizzare questo cocktail come un elegante aperitivo, farete di sicuro una bella figura. Infine, non si può non citare il Midori Sour, un cocktail dal brillante colore verde preparato con il liquore giapponese Midori, prodotto con il melone. Si tratta di un cocktail leggero e davvero sfizioso, ideale per una calda serata estiva.
Tisane, infusi e decotti: le sottili differenze tra queste bevande aromatiche
Nel mondo delle bevande aromatiche, i termini “tisane” e “infusi” sono spesso usati in modo intercambiabile, ma c’è una sottile distinzione tra di loro. Inoltre, è importante non confonderli con un altro metodo di preparazione, il “decotto”. Oggi esploreremo queste differenze e scopriremo come ognuno di questi metodi può portare in tavola una gustosa e benefica bevanda.
Tisane e infusi: un gustoso sinonimo?
Le tisane e gli infusi sono spesso considerati sinonimi. Entrambi implicano l’immersione di ingredienti aromatici nell’acqua bollente per estrarre i loro sapori e aromi. Questi ingredienti possono includere erbe secche, spezie, fiori o foglie. Tuttavia, la principale distinzione tra i due sta nel tempo di infusione.
Le tisane sono caratterizzate da un breve periodo di infusione, solitamente da pochi minuti a una decina di minuti. Questo metodo di preparazione è ideale per ingredienti delicati o aromatici, come la camomilla o la menta, che rilasciano rapidamente i loro aromi senza diventare troppo intensi.
Gli infusi, d’altra parte, possono richiedere un tempo di infusione più lungo, ma comunque relativamente breve rispetto al decotto. Ad esempio, il tè nero o il tè verde possono essere considerati infusi, poiché richiedono un tempo di infusione di solito compreso tra i 3 e i 5 minuti.
Ora, veniamo al decotto. Questo metodo di preparazione implica la cottura prolungata degli ingredienti in acqua bollente. La cottura avviene spesso per almeno 15 minuti, ma può richiedere anche un’ora o più, a seconda del tipo di ingrediente e dell’effetto desiderato.
I decotti sono particolarmente adatti per ingredienti robusti come radici, cortecce o alcune erbe. Questo metodo estrae efficacemente i principi attivi dagli ingredienti duri o fibrosi e può essere utilizzato per scopi terapeutici. Ad esempio, un decotto di radice di zenzero può essere preparato per alleviare il mal di stomaco o migliorare la digestione.
Scelta degli ingredienti giusti
Una considerazione chiave nella preparazione di tisane, infusi o decotti è la scelta degli ingredienti. Gli ingredienti delicati sono perfetti per tisane o infusi brevi, mentre gli ingredienti robusti sono adatti per i decotti.
Inoltre, è importante notare che non tutti gli ingredienti da infuso o tisana sono compatibili con il decotto. Gli ingredienti troppo delicati rischiano di disfarsi o di diventare amari con la cottura prolungata.
In conclusione, mentre i termini “tisane” e “infusi” spesso indicano la stessa preparazione di immersione di ingredienti aromatizzati, il “decotto” è un metodo distinto che prevede la cottura in acqua per un periodo più lungo. Conoscere queste sottili differenze ti aiuterà a preparare la bevanda perfetta per soddisfare i tuoi gusti e le tue esigenze. Quindi, la prossima volta che desideri una tazza di comfort o benefica, scegli il metodo giusto e goditi ogni goccia di sapore e aroma.
Ad ogni modo, vi propongono una versione leggermente diversa della tisana più famosa: la tisana con camomilla e lavanda. Il procedimento è lo stesso di sempre, e non riserva alcuna sorpresa. A sorprendere è però il risultato finale, che è decisamente aromatico, oltre che rilassante. La tisana con camomilla e lavanda è una “coccola”, da riservarsi spesso se non addirittura quotidianamente. Sulla stessa falsariga si trova la tisana di melissa. In questo caso l’ingrediente base è diverso dalla camomilla in quanto a gusto, ma le proprietà sono molto simili. Per variare, e per garantirsi qualcosa di diverso, va più che bene ed è assolutamente da provare.
I migliori frullati da gustare in compagnia
I frullati, se preparati con cura e con alimenti salutari, sono tra le bevande che andrebbero bevute più spesso. Sono anche le più nutrienti, proprio in senso calorico, visto che di norma contengono il latte o altri ingredienti simili. Ovviamente, chi è intollerante al lattosio può utilizzare il latte delattosato, o provare con latte di tipo vegetale (fatto con frutta secca, legumi o cereali). Segue questa seconda strada il frullato di noni, meloni e cocco. E’ realizzato, infatti, con il latte di cocco, che è davvero buono e in grado di sostituire il latte.
Di sicuro la sua presenza in questo frullato è giustificata dallo straordinario abbinamento che forma con i noni. Con questo termine si indicano frutti tra il tropicale e il mediterraneo, che dalle nostre parti crescono bene solo in Sicilia, in Calabria e nel Salento. Sono dolci, cremosi e ricordano il sapore dello yogurt. Una variante molto buona è il frullato di noni e anguria. E’ sempre realizzato con il latte di cocco e i noni, ma a variare è l’alimento di supporto. Nel primo caso è il melone, in questo caso è l’anguria. In più, questa seconda ricetta ha dalla sua la presenza della cannella, che dolcifica e aromatizza il tutto.
I migliori liquori, da usare in occasioni speciali
I liquori sono tra le bevande più apprezzate in quanto assolvono a numerosi compiti. Possono allietare feste e occasioni di socialità, ma anche fungere da digestivi. Rispetta questi canoni il digestivo alla camomilla, che tra le altre cose spicca per la sua leggerezza. Questa caratteristica si nota sia nel sapore che nel volume alcolico, che non è eccessivo. Certo, anche in questo caso va utilizzato l’alcol naturale a 90 gradi, ma in misura davvero limitata. Non manca poi il classico sciroppo, che completa e armonizza il tutto. In linea di massima si tratta di un liquore equilibrato e bello da vedere, infatti la camomilla trasmette una gradevole tonalità dorata.
Un po’ più forte è il liquore alla melissa, che fa parte a pieno titolo della categoria “liquore alle erbe”. Tra l’altro, si fregia del contributo di altre spezie, come i chiodi di garofano e la cannella, che contribuisce a fornire un gusto decisamente aromatico. In questo caso dovremmo essere sui 40 gradi, sebbene vanno considerate alcune varianti imprevedibili, come il grado di maturazione delle foglie. Comunque, è ottimo sia come ammazzacaffè, sia come liquore da cocktail.
Infine, non possiamo non citare un caffè davvero speciale, che è in realtà un liquore valdostano dal spore corposo e aromatico. Viene preparato con un mix equilibrato di grappa, caffè lungo e un liquore tipico a base di erbe chiamato Genepy. Questo liquore fa parte della tradizione valdostana e piemontese, è ottimo sia come aperitivo che come fine pasto, viste le sue proprietà digestive.
Il gazpacho, la bevanda che non è una bevanda
Nella sezione delle bevande merita un approfondimento anche il gazpacho. Chi, tra di voi, conosce già la ricetta del gazpacho, si starà chiedendo cosa ci faccia in una sezione dedicata alle bevande. D’altronde, non è una zuppa? E’ vero, è la zuppa per eccellenza della cucina spagnola. Tuttavia, la sua peculiarità, ovvero il fatto che va servita fredda, porge il fianco ad alcune sperimentazioni, come la sua trasformazione in bevanda. Le possibilità in questo senso sono tante, soprattutto quando si chiama in causa anche la frutta.
Un esempio è dato dal gazpacho di fragole e anguria, questa bevanda stupisce per il suo rosso acceso, oltre che per la sua consistenza morbida e leggermente densa. E’ un gazpacho a tutti gli effetti, anche perché non mancano le verdure. Per la precisione, la ricetta prevede la presenza del peperone rosso, del sedano e persino di uno scalogno. La bevanda sorprende, anche perché presenta un sapore sia corposo che dolce.
Ancora più “sperimentale”, ma di sicuro impatto, è il gazpacho pomodoro, fragole e gamberi. La peculiarità è rappresentata dai gamberi, che fanno le veci del lime nei cocktail in quanto insaporiscono e decorano. Per il resto, il sapore è molto equilibrato e suggestivo. L’abbinamento pomodoro e fragole può risultare bizzarro, ma è davvero azzeccato. Di certo è salutare, visto le tante sostanze benefiche in gioco. Mi raccomando, usate i pomodori ramati, che sono quelli più succosi e colorati, in questo modo ne massimizzerete l’effetto.
Un modo diverso di intendere il caffè
Tra le bevande vale la pena dedicare un po’ di spazio al caffè. Noi italiani teniamo molto al nostro caffè. Il termine “nostro” è d’obbligo, viste le differenze tra il modo italiano di intendere la celebre bevanda e il modo con cui viene intesa all’estero. Tutto ciò per invitare tutti a spogliarsi del legittimo orgoglio per l’espresso, e provare anche i caffè “altrui”. D’altronde sono in grado di riservare molte sorprese, soprattutto se si punta lo sguardo al Mediterraneo. In questo caso il riferimento è al caffè greco, un caffè molto più lento rispetto a quello cui siamo abituati, ma allo stesso tempo più aromatico. Infatti, prevede l’uso delle spezie, che vanno scelte con cura.
Qui sui Nonnapaperina.it ho presentato un caffè greco con cannella e cardamomo. Un abbinamento speciale, che insaporisce e addolcisce. Una precisazione, il caffè greco va realizzato con il “briki”, che è una sorta di versione ellenica della moca. Tuttavia, se non l’avete a disposizione, potete procedere comunque con la ricetta. Su una falsariga simile, ma non identica, è il caffè turco. E’ un caffè più lento dell’espresso, ma è certamente speziato come quello greco. L’aggiunta delle spezie avviene tramite infusione a fuoco accesso, per questo motivo il caffè turco è considerato il più aromatico in assoluto. All’inizio può apparire troppo aromatico, ma alla fine farete l’abitudine e inizierete ad amarlo.
Al mattino (e non solo), il caffè ci accompagna, ci sveglia e ci delizia…
Chi non ama il caffè? Sicuramente, in pochi. Infatti, si tratta di una delle bevande più amate in tutto il mondo. A qualcuno piace all’americana, mentre altri preferiscono un bell’espresso ristretto. Alcuni lo amano macchiato e altri lo preferiscono aromatizzato. Lo beviamo al mattino e anche nel pomeriggio, ci aiuta a svegliarci e spesso si presenta come una “scusa” per stare in compagnia… Insomma, non possiamo fare a meno di confermare che si tratta di un drink di cui tante persone non possono fare a meno!
Il caffè si ricava dall’infusione dei semi di Coffea (pianta appartenente alla famiglia botanica delle Rubiacee), macinati e sottoposti a diverse lavorazioni, tra cui la torrefazione e la decaffeinizzazione. Anche i metodi di estrazione sono differenti e grazie ad essi può cambiare il sapore, ma anche la varietà della bevanda stessa (moka, caffè greco, caffè turco, etc.).
Abbiamo a che fare con un drink e persino con un ingrediente perfetto per diverse preparazioni quali dolci, gelati, granite, cocktail, bevande analcoliche, aromi, alimenti liofilizzati e molto altro. Con queste premesse, scopriamo insieme quali sono le principali caratteristiche.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.