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Antipasti freddi e caldi
Deliziosi antipasti freddi e caldi per chi ha delle intolleranze alimentari
Antipasti freddi e caldi. Chi ha detto che realizzare antipasti appetibili e gustosi è un’impresa complicata? Si possono preparare tranquillamente antipasti che non richiedono l’utilizzo di farine, ma anche altri realizzati ad esempio con quinoa, riso ed altre ancora, prive di glutine e che non hanno nulla da invidiare alle cugine che contengono questa proteina.
Affettati, pesce e, perché no, anche frutta che accompagnerà prelibati antipasti adatti anche a coloro che devono omettere il glutine dalla propria dieta. Ecco cosa troverete in questa sezione. Adesso non vi resta che scegliere quale preparare! Ricette per antipasti freddi e veloci. Antipasti freddi semplici. Antipasti freschi estivi. Antipasti freddi sfiziosi. Antipasti freddi per buffet. Stuzzichini freddi per aperitivo. Antipasti freddi di carne. Ricette antipasti freddi di verdure. Di antipasti originali estivi o antipasti particolari ne abbiamo a volontà. In ogni ricetta viene spiegato come preparare antipasti per tutte le occasioni.
Il lattosio sta diventando un problema per sempre più persone che devono escludere dalla propria dieta tutti quegli alimenti che lo contengono. Sicuramente avremo qualche parente o amico che soffre di questa intolleranza ed invitarlo a pranzo o a cena potrebbe richiedere qualche sforzo in più per realizzare antipasti adatti.
In questa sezione del sito vi aiuteremo a risolvere questo problema, offrendovi spunti e idee per preparare ottimi antipasti senza glutine e senza lattosio e voi stessi vi stupirete di quanto ampia possa essere la scelta tra possibili alternative.
L’intolleranza al nichel è una brutta bestia che a volte ci costringe ad escludere categorie di alimenti completamente diverse tra loro, alcune tipologie di verdure, pesci e condimenti sono off limits e per realizzare pietanze sfiziose a volte ci sentiamo limitati nella scelta. In realtà non è sempre così infatti ci si sofferma troppo sui prodotti classici, ma di alternative ne possiamo trovare davvero tante. Qui di seguito trovate un approfondimento sulle varie tipologie di antipasti.
Alcuni spunti per degli antipasti senza latticini
Sembra strano pensare agli antipasti senza formaggio e senza latticini. D’altronde, questa tipologia di ingredienti si presta per definizione alla preparazione di un pasto leggero e veloce, che possa fungere da “apripista” a qualcosa di più complesso e corposo. In realtà, la natura offre tante possibilità, soprattutto per quanto concerne gli alimenti di origine vegetale. Un dettaglio non da poco, se si considerano le necessità di chi soffre di intolleranze alimentari. In questa prospettive, le ricette di antipasti senza lattosio, proprio perché prive di formaggi e latticini, si muovono nel senso dell’inclusività, senza per questo fare un torto a chi non soffre di intolleranze alimentari.
La scelta è incredibilmente ampia e comprende antipasti leggeri e un po’ più pesanti, caldi e freddi. Se cercate qualcosa di più corposo potete optare per lo gnocco fritto accompagnato con i salumi, che rappresenta un classico degli antipasti da fast food. Se invece volete mantenervi sul dietetico, potreste optare per delle bruschette con spalmabili di origine vegetale. In questo caso l’hummus sostituisce a livello di texture il formaggio spalmabile. A tal proposito, molto buona è la bruschetta con hummus di ceci, avocado e spinaci, che trovate proprio in questa categoria.
Antipasti freddi vs antipasti caldi
Nel mondo degli antipasti, una delle distinzioni più significative è quella tra antipasti freddi e antipasti caldi. Questa differenziazione si basa principalmente sulla temperatura e sul metodo di cottura degli alimenti.
Gli antipasti freddi sono caratterizzati dall’uso di ingredienti freschi e generalmente non sottoposti a cottura. Spesso, questi piatti includono un’ampia varietà di verdure fresche e a volte anche frutta, specialmente in ricette che mirano a un sapore agrodolce. Tra gli esempi più popolari di antipasti freddi troviamo le bruschette nelle loro varianti rustiche, spesso realizzate con basi come friselle o taralli. Altri classici includono tramezzini, tartine e crostini, che comunemente vengono conditi con pomodoro fresco, formaggi spalmabili, e una varietà di verdure.
Varietà e creatività
La bellezza degli antipasti freddi risiede nella loro versatilità e nell’ampia gamma di combinazioni possibili. La scelta di ingredienti e condimenti offre una vasta gamma di sapori e texture, rendendo ogni piatto unico e personalizzabile.
Gli antipasti caldi, al contrario, prevedono la cottura di uno o più ingredienti. Tipicamente, questi antipasti includono elementi di carne o pesce e spesso si avvicinano alle preparazioni tipiche della rosticceria. Tra le opzioni più amate troviamo le polpette o le polpettine, le frittelle e i calzoncini. Questi piatti possono essere arricchiti con ripieni creativi, che spesso combinano classici come formaggio, verdure o carne.
Spazio alla creatività nei ripieni
I ripieni degli antipasti caldi offrono un’opportunità per esprimere la creatività culinaria. Nonostante molti ripieni rimangano ancorati a combinazioni classiche, la possibilità di sperimentare con diversi ingredienti rende ogni piatto un’avventura culinaria.
La scelta tra antipasti freddi e caldi dipende dal contesto, dalle preferenze personali e dall’occasione. Entrambi offrono un’abbondanza di sapori, texture e possibilità creative, rendendo la preparazione degli antipasti un’esperienza culinaria eccitante e gratificante. Che si opti per la freschezza e la semplicità degli antipasti freddi o per la ricchezza e il comfort degli antipasti caldi, c’è sempre spazio per l’innovazione e il gusto personale.
Gli antipasti di carne e di pesce
Infine è bene fare il punto su alcune tipologie di antipasti, forse non troppo comuni, ma che possono regalare molto a livello organolettico, visivo e nutrizionale: gli antipasti di carne e di pesce. In genere questa categoria di antipasti sono assimilabili ai secondi o – in qualità di condimento – ai primi. In realtà possono incidere anche in un fase che precede il menù vero e proprio. Ovviamente l’imperativo è la leggerezza, infatti se la carne e il pesce sono troppo elaborati e carichi di condimento, rischiano di trasformarsi in secondi a tutti gli effetti. Una conseguenza non troppo positiva, se si considera che gli antipasti devono favorire l’appetito, piuttosto che placarlo definitivamente.
Proprio per questo, quando si parla di pesce si opta per un trattamento capace di preservare la leggerezza, come la marinatura. Non è un caso, dunque, che tra gli antipasti più delicati e raffinati si trovino i carpacci. Alcuni pesci si prestano a questa dinamica più di altri. Il riferimento è chiaramente al salmone, le cui carni sono squisite e sicure anche da crude. Invece, per quanto concerne la carne, gli antipasti vengono arricchiti spesso da salumi, che garantiscono il giusto mix tra sapore e leggerezza se vengono affettati in modo molto sottile.
Un po’ di storia sugli antipasti
La storia del concetto di antipasto è molto lunga e anche un po’ tortuosa. Affonda le sue radici in alcuni millenni fa, ma si caratterizza per alcuni momenti di pausa, durante i quali la tradizione dell’antipasto ha subito uno stop, per poi essere ripresa nelle epoche successive. Va detto, poi, che solo di recente, da un secolo a questa parte, l’antipasto – nella veste di portata – si è sganciato dall’origine aristocratica e borghese per assumere una valenza più popolare, o almeno diffusa in tutti gli strati della popolazione. E’ una dinamica evidente, infatti fino a quando l’alimentazione rappresentava un problema per molti, l’antipasto è stato un lusso per pochi.
Ad ogni modo, le prime forme di antipasto, molto simili a quelle odierne, sono nate nell’antica Roma, dove i maggiorenti solevano intrattenere gli ospiti con la gustatio, ovvero un piccolo pasto che precedeva le portate più importanti. Nella stragrande maggioranza dei casi si trattava di frutti di mare, polpettine di pesce, uova e verdure. Come da tradizione per la cucina romana, abbondavano anche le salse agrodolci e piccanti. Non mancava poi il garum, una salsa a base di interiora di pesce che oggi farebbe ribrezzo, ma che all’epoca era considerata una squisitezza. Spesso, comunque, si preferivano gli antipasti freddi agli antipasti caldi. Inoltre era raro trovare antipasti senza formaggio, in quanto la tradizione casearia era molto sviluppata anche all’epoca.
La tradizione della gustatio, e quindi dell’antipasto, è caduta in disuso nel medioevo. Anche nei banchetti più principeschi si soleva iniziare direttamente con le portate di carne, che precedevano i primi (zuppe principalmente). In quel caso era la tradizione germanica a farla da padrona. L’antipasto ha ricominciato a fare capolino nel Cinquecento, in una prospettiva di recupero delle tradizioni classiche che evidentemente non ha riguardato solo la letteratura.
Questa pratica si è poi diffusa e perfezionata nel Seicento e nel Settecento, soprattutto nelle corti più sfarzose d’Italia e di Francia. Questa dimensione aristocratica, e allo stesso tempo mediterranea, si riflette ancora oggi. Infatti l’antipasto è quasi un concetto preponderante per gli italiani e per i francesi. Certo, la commistione tra le varie culture gastronomiche, e la capacità delle due cucine di fungere da ispirazione per tutte le altre, ha esteso il concetto di antipasto un po’ in tutto il mondo.
Gli antipasti in giro per il mondo
Il concetto di antipasto è sostanzialmente estraneo alle altre culture gastronomiche, ovviamente con le dovute misure. In alcuni paesi mediterranei (con l’aggiunta del Portogallo) la natura stessa di alcuni piatti tipici si presta alla preparazione di una portata leggera, in grado di stimolare l’appetito più che saziarlo. Pur in assenza di una consolidata tradizione di antipasti, per esempio la cucina greca offre molti assist per prepararli. Il riferimento è alle torte salate, alle insalate di verdure e agli ortaggi marinati.
Stesso discorso per la cucina spagnola e portoghese. La cucina araba, invece, offre meno spunti per la preparazione degli antipasti, vista la natura dei suoi piatti tipici. D’altronde si tende a “fondere” le portate, presentandole tutte nello stesso momento. Tuttavia, possono fungere da antipasto gustoso le varie paste ripiene e fritte, specie quelle meno pesanti realizzate con le verdure. Certo, è possibile tentare degli antipasti utilizzando le numerose salse della cucina araba, come quelle del Libano. Un discorso simile può essere fatto in merito alla cucina orientale, sia cinese che giapponese. Di base il concetto di antipasti è abbastanza avulso in queste tradizioni, ma le caratteristiche di alcuni piatti si prestano alla trasformazione in antipasto. Per quanto concerne la cucina cinese, i vari fritti – di per sé molto leggeri – possono essere considerati degli antipasti, specie se di piccole dimensioni.
Passando invece alla cucina giapponese, troviamo la tradizione dei tempura, ossia dei piatti fritti a base di verdura e pesce molto utilizzati a Tokyo. In più la cucina giapponese tende a servire i pasti già porzionati, quasi come se fossero dei bocconi separati. Questa abitudine favorisce la trasformazione di alcuni piatti in antipasto. Il riferimento è chiaramente al sushi e al sashimi.
Tornando in Occidente, vale la pena interrogarsi sulle tradizioni di antipasti della cucina americana e latino-americana. Anche in questo caso gli antipasti non sono molto sentiti, ma la commistione con la cucina del Vecchio Continente regala qualche opportunità. Il riferimento è alla possibilità di porzionare al bisogno alcune pietanze da finger food tex-mex, e trasformarle quasi in bruschette. Il riferimento è chiaramente alle tortillas e a preparazioni simili. A tal proposito, vengono in aiuto gli squisiti piatti della cucina latinoamericana, molto ricchi in quanto preparati con carne, verdure e molto mais; il tutto condito da deliziose salse ora agrodolci ora decisamente piccanti. Insomma, è possibile ricavare dei buoni antipasti anche puntano sull’etnico.
Qualche consiglio per un antipasto rapido e buono
Per realizzare un buon antipasto non è sufficiente “mettere qualcosa in tavola”, giusto per calmare l’appetito in attesa delle altre portate. E’ necessario, invece, seguire alcuni accorgimenti. Il primo riguarda il rispetto verso i commensali, e non è certo un’esclusiva dell’antipasto. Proprio per questo occorre informarsi sulle eventuali intolleranze alimentari e adattarsi di conseguenza. A tal proposito, va detto che è possibile preparare degli antipasti senza lattosio o senza glutine davvero squisiti. L’importante è mettere in campo una minima conoscenza degli ingredienti, tra cui troviamo i formaggi, i latticini delattosati (il cui gusto è indistinguibile dalle varianti standard) e farine alternative.
Il secondo consiglio è di adeguare gli antipasti al tenore del pasto in sé. Così come esistono primi e secondi più eleganti, o addirittura gourmet, esistono anche antipasti per le occasioni formali e meno formali. Va comunque specificato che il grado di convivialità non incide sulla creatività. E’ possibile preparare un antipasto molto rustico e allo stesso tempo infondere un po’ di fantasia. Le alternative sono davvero numerose, specie se si fa riferimento alle tradizioni gastronomiche più inclini al concetto di antipasto, come quelle del sud Italia.
Infine, fate attenzione alla distinzione tra antipasti caldi e antipasti freddi. Più che una questione di stagionalità, è una questione di coerenza con tutto ciò che viene dopo, quindi con i primi, i secondi etc. Ricordate comunque che l’agroalimentare italiano è una risorsa anche e soprattutto quando si parla di antipasti, a tal proposito troviamo salumi, formaggi e sott’oli in abbondanza e di tutti i tipi.
Gli antipasti per le tavolate conviviali
Vorrei infine dedicare un po’ di spazio alle ricette che mi hanno colpito di più, tra quelle riportare qui di seguito. A tal proposito potremmo operare una distinzione tra antipasti conviviali e antipasti formali. Iniziamo da quelli conviviali e in particolare con le friselle con peperoni e formaggio. Un antipasto che viene direttamente dalla Puglia, e che ne riassume le specificità agroalimentari. La frisella, per chi non lo sapesse, è un tipo di pane biscottato e molto croccante, una base ideale per creare deliziose bruschette. In questa ricetta vanno utilizzati i peperoni crudi disposti su un delizioso letto di formaggio cremoso.
Sulla stessa lunghezza d’onda sono le tigelle con pesto di lardo. Si tratta chiaramente di un antipasto strong, dai sapori molto forti e tutt’altro che dietetico. Se però si utilizzano delle tigelle piccole, l’appetito viene stimolato, piuttosto che abbattuto. Per inciso, le tigelle sono preparazioni a metà strada tra il pane e le piadine, originarie dell’Emilia Romagna. Il pesto di lardo è in realtà un composto a base di trito di lardo, aglio ed erbe aromatiche.
Molto rustica, ma valorizzata da un tocco esotico, è la bruschetta con hummus di ceci e avocado. Si tratta di una bruschetta tutto sommato classica, ma condita con ingredienti diversi. L’avocado, frutto tipicamente tropicale, si presta alla perfezione anche alle preparazioni salate. Nello specifico valorizza e si fa valorizzare dall’hummus di ceci, che vanta un sapore molto corposo, pur rimanendo leggero.
Gli antipasti per le occasioni formali
Quando si parla di antipasti formali, o eleganti, il pensiero corre alle cruditè e ai carpacci. Per queste occasioni vi consiglio il carpaccio di salmone, che – in base alle porzioni – può essere considerato anche un secondo. L’ambivalenza di questa pietanza dice molto sulla sua leggerezza. Questo antipasto è molto buono in quanto valorizzato dalla menta, dall’erba cipollina e dalle sfere di plancton. La dimensione gourmet, dunque, è data anche e soprattutto dalla presenza di questo raro e prezioso ingrediente.
Insisto con degli ingredienti “particolari” citando i crostini con uova di quaglia e hummus. Questi crostini possono essere considerati come delle varianti gourmet delle classiche bruschette. Tra l’altro, il sapore peculiare delle uova di quaglia si sposa benissimo con il sapore corposo dell’hummus di ceci. Molto gradevole è anche il contrasto di texture, che gioca comunque sulla morbidezza.
Alcuni antipasti giocano anche su alimenti semplici, ma rivisitati in modo da esprimere un raffinato concetto di eleganza. E’ il caso della tartare di salmone con orzo, che unisce la tradizione delle tartare con un ingrediente più che popolare, l’orzo. Abbondano anche le verdure, come le zucchine e i broccoletti, nonché alcune erbe aromatiche (aneto in primis). Si tratta di un antipasto leggero, gustoso e raffinato. Insomma l’ideale per stupire i commensali utilizzando la creatività. Tra l’altro, non è nemmeno difficile da fare, sebbene la presentazione richieda qualche sforzo in più.
Le uova sode ripiene alla piemontese sono la classica pietanza che rende molto con poco sforzo. La ricetta è semplice, il gusto è gradevole e l’impatto visivo è notevole. Gli ingredienti, poi, sono molto reperibili e di uso comune: uova, acciughe, tonno, capperi e poco altro. Insomma, non ci sono difficoltà di sorta. Forse, per chi non è abituato, potrebbe suscitare un po’ di timore la preparazione dell’uovo sodo, che è la base per la realizzazione di questa ricetta. Infatti, c’è sempre il rischio di prolungare la cottura oltre il limite o, al contrario, di interromperla prima del tempo. Niente che con un po’ di pratica non possa essere risolto, come chi ha imparato a cucinare da poco.
Antipasti per tutti i gusti
La cucina italiana contribuisce a questo gruppo di antipasti con le minuscole pizzette, le torte di verdure Iiguri, certi fritti e i vari tipi di salumi caldi. Molto graditi, gli antipasti caldi sono però, ancor più degli altri, poco adatti al loro scopo: saziano, e non predispongono certo il commensale ad affrontare i piatti «forti».
Gli antipasti freddi possono essere classificati in base alla loro composizione – di carni, pesci, verdure – e, ancor meglio, in base alla cucina d’origine. L’antipasto all’italiana è fra i più ricchi, soprattutto perché conta la più vasta e appetitosa serie di salumi: i diversi tipi di prosciutto (crudo di Parma, di San Daniele, del Casentino ecc.; cotto, presentato a fette, o in cornetti farciti), i vari salami regionali, la coppa, la squisita – anche se spesso «snobbata» – mortadella, la bresaola ecc.
Eccellenti anche le galantine, le spume (mousses nella cucina francese) di prosciutto, tonno ecc. Tra gli antipasti di pesce ricordiamo le diverse insalate di polpa di pesce lessato e verdure – specie insalata russa – di molluschi, crostacei ecc.
Accompagnano queste preparazioni elementi più semplici e veloci, come le olive (verdi, nere, farcite, essiccate al forno: sono anche una specialità della cucina greca), i filetti di alici, il tonno e le sardine sott’olio, e le verdure conservate sott’olio o sotto aceto: carciofini, funghi, cipolline, peperoni, «giardiniera» (ossia miscela di diverse verdure), cetrioli.
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Mai fare autodiagnosi
Sintomi e sostanze scatenanti
Da quanto appena detto deriva anche l’eterogeneità di sintomi che allergie e intolleranze provocano. I sintomi delle allergie sono sovente sistemici e violenti, e possono includere forte malessere, rush e problemi respiratori. Se l’interazione con la sostanza avviene a livello cutaneo, si possono notare eczemi in corrispondenza della zona di contatto. E’ il caso dell’allergia al nichel. Non mancano, soprattutto in caso di assunzione, problemi gastrointestinali, come dolori, crampi, diarrea e nausea. I sintomi delle intolleranze sono più circoscritti e sono principalmente gastrointestinali. Ciò si verifica - nella maggior parte dei casi - in quanto l’organismo non riesce ad assimilare la sostanza, dunque produce gas nel tentativo di farlo. Tale abnorme quantità di gas provoca i sintomi che abbiamo appena descritto. Questo è proprio il caso dell’intolleranza al lattosio, infatti il lattosio rimane per lo più integro, anziché scomporsi in glucosio e galattosio, stimolando un accumulo di gas. Una differenza tra allergie e intolleranze, che spesso viene scambiata per punto in comune, è la classe di sostanze che scatenano le une e le altre. Nel caso delle allergie, la sostanza incriminata è un alimento nel suo complesso. Nel caso delle intolleranze, è spesso una molecola, uno zucchero o una proteina. Le allergie alimentari più comuni riguardano il latte, il miglio, il frumento, le uova e i crostacei. Le intolleranze alimentari più comuni, invece, riguardano il lattosio, il glutine e così via. Ciò pone in essere conseguenze diversificate sul tenore di vita. In buona sostanza, quello degli allergici risulta molto più compromesso. Dover evitare una sostanza è un conto, dover evitare un alimento è un altro paio di maniche. Giusto per fare un esempio, chi è intollerante al lattosio può comunque bere latte e consumare latticini, purché siano delattosati. Chi è allergico al latte non dispone di questa possibilità.Come diagnosticare allergie e intolleranze?
La diagnosi delle allergie alimentari è sostanzialmente clinica, dunque è frutto dell’osservazione di reazioni visibili e misurabili empiricamente. Ciò ha determinato la convinzione secondo cui anche il singolo individuo possa giungere a una diagnosi, senza l’aiuto di un esperto. In realtà è un errore madornale. L’autodiagnosi è fallace in quanto per individuare correttamente la malattia è necessario un bagaglio di conoscenze utile ai fini dell’interpretazione dei fenomeni. Inoltre, è anche pericolosa in quanto si rischia di scatenare i sintomi della malattia. E’ vero che la diagnosi passa per prove ed errori, ma queste devono susseguirsi in una prospettiva di riduzione dei rischi propria della professione medica. Dunque, sì all’eliminazione dalla dieta di questo o quell’elemento, per capire se è proprio lui a scatenare i sintomi allergici. Si anche all’aggiunta di dosi ulteriori del sospetto allergene per verificare la reazione dell’organismo, ma secondo tappe e indicazioni ben precise, fornite dallo specialista. Anche l’intolleranza viene diagnostica o più frequentemente “scovata” con l’aggiunta o la sottrazione di elementi specifici dalla dieta. Il primo scopo è comunque escludere l’allergia, cosa tra l’altro abbastanza semplice vista la diversità di sintomi. In alcuni casi sono a disposizione alcuni test che garantiscono una diagnosi. E’ il caso del breath test per le intolleranze al lattosio. Il paziente viene invitato a consumare del latte, in modo progressivo. Successivamente, soffia in un macchinario che analizza la composizione dell’aria immessa. Se si riscontra una quantità di anidride carbonica esagerata, allora si è in presenza di una intolleranza, infatti l’abbondanza di CO2 è causata proprio dalla cattiva digestione e dal malassorbimento. Se vi è un sospetto caso di celiachia, invece, si possono realizzare degli esami del sangue per rintracciare gli anticorpi specifici, in quanto tale patologia “stimola” comunque il sistema immunitario.Gli esami strumentali nello specifico
Vale la pena approfondire la questione degli esami strumentali. Molti, infatti, pensano all’iter diagnostico con un po’ di timore reverenziale, immaginando chissà quale pratica complessa o dolorosa. In realtà è tutto molto semplice, e nemmeno troppo scomodo. Ciò vale soprattutto per il breath test. Sul meccanismo di azione ho già accennato qualcosa prima, rimane da affrontare il tema della “preparazione”, che merita particolare attenzione. Infatti, non ci si può presentare al breath test come se nulla fosse, ma occorre seguire delle regole ben precise. La più importante riguarda il digiuno: esso deve durare per le otto ore precedenti al test. Lo scopo è quello di giungere con lo stomaco e gli intestini “vuoti”, analizzando al meglio l’impatto del lattosio sull’apparato digerente senza interferenze. Stesso discorso per il fumo. Il consumo di tabacco, infatti, può alterare - seppur impercettibilmente - l’attività respiratoria, inducendo all’errore l’esaminatore. E’ bene, poi, consumare cibo leggero in occasione dell’ultimo pasto (almeno otto ore prima del test). A tal proposito, si consiglia riso, carne o pesce, degli alimenti che producono pochi gas intestinali. Più complessi sono i test per la diagnosi della celiachia, almeno dal punto di vista medico. Per il paziente sono una “passeggiata”, in quanto constano di un semplice prelievo di sangue. Questo viene poi analizzato per verificare la presenza di anticorpi specifici contro il glutine. Gli anticorpi possono essere anti-transglutaminasi (tTG), anti-gliadina (AGA) e anti-endomisio. I risultati, per ovvi motivi, sono difficili da leggere, ma per questo ci sono esperti e specialisti. Se i risultati non sono chiari, o se la celiachia è a uno stadio precoce, è possibile sottoporsi ad alcuni test genetici. Questi hanno lo scopo di verificare la presenza di componenti genetiche associate alla celiachia. I test genetici sono comunque abbastanza rari, anche perchè costano parecchio.Comportamenti e terapie
Quando si è in presenza di un’allergia alimentare, l’unica terapia realmente a portata di mano è l’esclusione totale dell’alimento dalla propria dieta. Tuttavia, in alcuni casi ciò non risulta possibile in quanto provoca un grave peggioramento della qualità della vita. Un’evenienza non comune, ma che fa riferimento solo alle situazioni in cui sono presenti contemporaneamente molte allergie. In questi casi si procede con delle immunoterapie, che prevedono l’esposizione graduale e crescente all’allergene nel tentativo di ripristinare una corretta risposta immunitaria. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero quando la sensibilità è estrema si possono assumere farmaci chelanti, che di fatto disintossicano il corpo dalla sostanza incriminata. Per la celiachia vale lo stesso discorso, solo che in questo caso ci si ferma all’eliminazione del glutine. E’ infatti uno sforzo meno gravoso di quanto si pensa, dal momento che esistono molti alimenti che possono sostituire al meglio i cibi full-gluten. Discorso diverso, invece, per l’intolleranza al lattosio. Nella fattispecie è possibile evitare latte, latticini e formaggi freschi, o puntare sulle varianti delattosate. La rimozione del lattosio è un’operazione banale, che altera solo un po’ il gusto. Il procedimento consiste nell’immissione dell’enzima lattasi nel latte. Tale enzima, che manca negli intolleranti, di fatto “scompone” il lattosio. Il lattosio si trasforma poi in glucosio e galattosio, sostanze digeribili da chiunque.Lo stile di vita di chi soffre di intolleranze alimentari
Chi soffre di intolleranze alimentari o allergia va incontro a un drastico peggioramento della qualità della vita? Il senso comune suggerisce di sì. Se l’unica terapia possibile, eccettuati i casi speciali (es. immunoterapia) è rinunciare agli alimenti che provocano i sintomi, si fa presto a concludere che questi disturbi privano di uno dei piaceri della vita, ossia mangiare ciò che si vuole. Il ragionamento ha una sua fondatezza, ma corrisponde al vero solo se chi ha ricevuto una diagnosi “si lascia andare” e non reagisce con furbizia di fronte a un problema in effetti piuttosto grave. La verità è semplice: si può convivere con le intolleranze e con le allergie senza compromettere il proprio rapporto con il cibo. Insomma, si può evitare di scambiare le sofferenze fisiche (sintomi da intolleranze e allergie) con le sofferenze psicologiche. Il segreto sta nel cambiare il proprio approccio all’alimentazione, intraprendendo un percorso di conoscenza degli alimenti. La natura offre tanti alimenti in grado di sostituire quelli che, per una intolleranza o un’allergia sono off limits. Nella stragrande maggioranza dei casi sono buoni, nutrienti e porgono il fianco alla buona cucina. Per intraprendere questo percorso e portarlo a termine sono necessari alcuni “ingredienti”. In primo luogo è necessario metabolizzare la diagnosi sul piano psicologico. Non è un processo immediato, ma prima o poi tutti se ne fanno una ragione. Secondariamente è necessario sviluppare una forma mentis diversa e più aperta a nuovi sapori, che vanno oltre gli approcci diversi da quello “mediterraneo classico”. E’ un caso, ma buona parte degli alimenti “agibili” provengono da altri contesti, e lo stesso si può dire delle ricette che ne fanno uso. Infine, è bene sviluppare una vera cultura della condivisione. Coinvolgere il prossimo nel proprio percorso di crescita, o più banalmente condividere i pasti “anti-intolleranze” restituisce una dimensione di normalità e cambia la percezione che i “sani” hanno degli intolleranti e degli allergici.Alcuni dettagli sull’intolleranza al lattosio e sulla celiachia
Cosa significa, nello specifico, convivere con questi disturbi? Rispondo alla domanda limitando il campo di indagine a quelli più diffusi: l’intolleranza al lattosio e la celiachia. D’altronde, ne so qualcosa, visto che sono affetta da entrambe. Attualmente, dopo aver intrapreso un percorso di conoscenza e di evoluzione del mio rapporto con il cibo, posso dirmi soddisfatta. Per me questi disturbi non sono un problema in quanto ci convivo non solo sul piano psicologico, ma anche come stile di vita, applicando in modo oculato eventuali rinunce. Per esempio, affronto l’intolleranza al lattosio sostituendo il latte e i suoi derivati con versioni vegetali, come il latte di mandorla, il latte di cocco e il latte di soia. In alternativa, posso tranquillamente consumare prodotti delattosati, che sono buoni come quelli “normali” sebbene un po’ più costosi. La celiachia mi ha imposto un cambio di marcia pesante, che mi ha portato a scoprire tanti alimenti e a esprimere un livello di creatività in cucina per me inedito (ho sempre amato sperimentare). Sostituiscono la farina di frumento con quella di riso e di mais, come fanno tutti, ma allo stesso tempo consumo - e preparo deliziose ricette – con farine diverse e più esotiche. Qualche esempio? La farina di amaranto, la farina di quinoa, la farina di fonio etc. Non è uno sforzo, ma piuttosto un piacere. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi aggiungono un tocco di fantasia ai piatti. Senza considerare le loro proprietà nutrizionali, che sono spesso più accentuate rispetto delle farine standard. Non di rado contengono anche molte proteine e sono ricche di sali minerali e di vitamine. Per quanto concerne l’apporto calorico non ci sono grosse differenze, del resto la farina è sempre farina!
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Ebook scaricabili gratuitamente
In questa sezione potrete scaricare gratuitamente alcuni ebook che, sono sicura, vi saranno di grande aiuto in cucina.
Ebook, un formato perfetto per imparare divertendosi Qui su Nonnapaperina.it ho preparato per voi una sezione piena di ebook da scaricare gratuitamente. Gli ebook sono pieni di contenuti esposti in modo leggero e gradevole. Reputo, infatti, che questo formato sia l’ideale per imparare divertendosi, senza necessariamente appesantire il contenuto con testi troppo corposi. D’altronde, sono pensati per essere visualizzati con facilità anche dal cellulare, ovunque vi troviate.
Tutti gli ebook riprendono un tema e lo approfondiscono. Dopo una prima parte introduttiva e descrittiva, presentano alcune ricette ad hoc, corredate di indicazioni precise e immagini che mostrano il risultato finale. Troverete ovviamente una dettagliata lista di ingredienti (con particolare riferimento al dosaggio) e la preparazione della ricetta esposta in modo semplice ed alquanto creativo.
Perché quindi scaricare gli ebook? In primo luogo perché sono gratis, secondariamente perché rappresentano una risorsa per migliorare le proprie “performance” in cucina, senza doversi sorbire complicati e lunghi manuali. Avete solo l’imbarazzo della scelta, vista l’abbondanza dei temi che ho affrontato in questi anni.
Gli ebook tematici
Come ho già specificato, gli ebook sono principalmente “tematici”, ovvero affrontano un alimento, un pasto della giornata o un evento. Ho scelto questo approccio in quanto mi è sembrato quello più utile, in grado di fornire un valido aiuto a chi è alla ricerca di soluzioni per soddisfare una specifica esigenza.
Non mancano ovviamente gli ebook dedicati alle festività. In particolare, ho affrontato il tema della cucina natalizia, ma ho dedicato un ebook anche a feste meno tradizionali ma ormai radicate dalle nostre parti, come Halloween. Altri ebook si concentrano su uno specifico alimento, come la zucca, un ortaggio che merita di essere apprezzato non solo per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma anche per la sua versatilità. Quest’ultima qualità emerge anche solo sfogliando l’ebook, ricco di ricette molto diverse tra di loro.
Ho parlato anche dei pasti in sé. Per esempio, ho dedicato un ebook ai dessert, argomento che appassiona tutti colori che si cimentano in cucina. Inoltre, ho dedicato un ebook alle colazioni, a rimarcare l’importanza di questo pasto, e ai contorni (soprattutto insalate).
Un compromesso tra tradizione e sperimentazione
Tutti gli ebook procedono da un’attenta selezione di ricette. Ho cercato di raggiungere un equilibrio tra tradizione e sperimentazione, fondendo i due approcci. Reputo, infatti, che la tradizione vada rispettata, ma vadano lasciati margini per la creatività. L’importante è replicare lo “spirito” di un piatto tradizionale, a prescindere dalle sostituzioni che possono coinvolgere gli ingredienti.
In tutti gli ebook ho dato ampio spazio alle ricette anti intolleranze alimentari. Spesso vedrete ricette realizzate con basi senza glutine, con creme senza lattosio e con alimenti a basso contenuto di nichel. Inoltre, si potrebbe considerare questa scelta come una sorta di auto-limitazione. In realtà si tratta di un pregiudizio, e non è certo l’unico quando si indaga il rapporto tra il senso comune e le intolleranze alimentari.
Infondo, il messaggio che questi ebook vogliono lanciare è il linea con ciò che cerco di trasmettere con Nonnapaperina.it, ossia è possibile sconfiggere le intolleranze alimentari con la buona cucina e con un approccio creativo, che può essere condiviso con chiunque (intolleranti e non). Insomma, le ricette sono pensate a uso e consumo di celiaci e intolleranti in generale, e sono godibili anche da tutti gli altri. Un terreno comune che regala grandi soddisfazioni, a prescindere da disturbi e patologie. Fammi sapere che ne pensi!.
Don’t worry be happy
Non preoccuparti e sii felice. Questo è il mio motto.
Ricordo ancora quando, molti anni or sono, mi diagnosticarono non una ma ben tre intolleranze: al lattosio, al nichel e al glutine. Una dopo l’altra, senza nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia. Mi sentivo perduta, mi prendeva il magone al solo pensiero di dover rinunciare ai miei piatti preferiti. Se è vero che anche il cibo è fonte di felicità, sentivo di averla persa per sempre.
Ben presto ho scoperto che la cucina è la chiave per uscirne e non perdere nulla nella vita. Sono sempre stata appassionata di cucina e del buon cibo. Ho sempre manifestato interesse per le ricette della tradizione italiana e per quelle estere. Inoltre, non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di sperimentare. Proprio l’apertura mentale al nuovo mi ha salvata. Ho capito ben presto che là fuori c’era una marea di alimenti ancora alla mia portata, e infinite ricette con cui valorizzarli.
Nonnapaperina.it nasce proprio per questo scopo, ossia condividere con voi non solo le ricette per intolleranti, ma anche un approccio diverso alla gestione della malattia. Un approccio che non punta a limitare i danni, ma a trovare la felicità in una cucina solo all’apparenza diversa. In tutto ciò mi ha spinto il senso di condivisione, che non mi è mai mancato, ma anche la consapevolezza di poter fare del bene, contribuendo alla serenità altrui.
Nonnapaperina.it nel suo piccolo è la dimostrazione di come le intolleranze alimentari possano essere sconfitte proprio sul terreno in cui sembrano avere vita facile: l’alimentazione. In realtà le difficoltà della vita sono un’occasione per mettersi in gioco. Un paradosso buffo, ma che trova conferme nella vita reale: le difficoltà spingono a mettersi in gioco, e mettersi in gioco significa superare le difficoltà.
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno ricevuto di recente una diagnosi di intolleranza alimentare, di allergia alimentare o di celiachia. Sentitevi in diritto di dispiacervi per tutto il tempo necessario, prendetevi tutto il tempo che vi serve per elaborare la notizia. Dopo, però, rialzatevi e reagite. Anche perché potete farlo. La soluzione è a portata di mano e anche divertente, ossia ripensare la cucina, l’alimentazione e il proprio rapporto con il cibo.
Vi consiglio anche di abbandonare prima possibile i pensieri negativi che, certamente, stanno affollando la vostra mente. Lo so perché ci sono passata anche io. Un esempio? La convinzione che la condizione di intollerante alimentare segni un solco rispetto al prossimo e alle altre persone è molto consistente. D’altronde, non potete mangiare alcune delle cose che gli altri mangiano tutti i giorni!
E’ un pensiero negativo e falso. In primo luogo, il concetto di intolleranza alimentare è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo, dunque nessuno si stupisce di una persona che soffre di questo disturbo. Oggi più che mai lo stigma della malattia è superfluo e fuori luogo. Secondariamente gli alimenti a disposizione degli intolleranti e le ricette che su di essi si basano sono buoni per tutti, anche per chi non soffre di problemi del genere. Insomma, la “ghettizzazione” non ha senso di esistere, men che meno quella in cui il presunto malato relega se stesso.
Anzi, molti accolgono con gioia la possibilità di sperimentare nuovi piatti in cucina. Un dolce realizzato con una farina alternativa può suscitare maggiore interesse rispetto a un dolce classico. E poco importa se si toccano le corde dell’appartenenza. Non è certo un alimento a fare di un piatto il simbolo della tradizione!
Stesso discorso per la paura di provocare fastidi agli altri nelle occasioni sociali, quando si va a mangiare fuori tutti assieme. Quello delle intolleranze alimentari non è affatto un tabù, dunque tutte o quasi le attività di ristorazione offrono alternative a chi soffre di intolleranza al lattosio, al nichel, o per chi è affetto da celiachia e da allergie. Per questo motivo vi consiglio di fare come me, anche se la diagnosi vi ha sconvolto e vi ha preso in contropiede. Non preoccupatevi, siate felici. La soluzione c’è ed è molto concreta.
Ho aperto questo mio excursus sulle intolleranze alimentari e allergie alimentari con un riferimento alle mie diagnosi. In realtà la mia storia da questo punto di vista è un po’ più lunga e complessa. Vale la pena raccontarla, in quanto può offrire qualche spunto per superare certi passaggi forse un po’ più ardui. Il giro di boa più importante è avvenuto a qualche mese di distanza dalle prime diagnosi, quando ero già venuta a patti con la mia nuova condizione.
Ebbene, non ero più intollerante al nichel, ma ero proprio allergica. La notizia non mi ha sconvolto più di tanto in quanto si trattava pur sempre di evitare o gestire il nichel. Tuttavia, ho scoperto sulla mia pelle che l’allergia porta ad una sensibilità ancora più spiccata. Azzerare il nichel è impossibile, dunque mi sono sottoposta inizialmente a una terapia iposensibilizzante, che punta a introdurre nel mio corpo quantità di nichel dapprima minime, e poi via via più elevate, in modo da abituare l’organismo.
La terapia è fallita, in quanto la mia estrema sensibilità alla sostanza non lasciava margini di manovra. Ho provato quasi subito con una terapia chelante, che invece consiste nella disintossicazione naturale da alcuni metalli, nichel in primis. Questo rimedio ha funzionato, in quanto in poco tempo ho smesso di accusare i sintomi e ho potuto sospendere i cortisonici (che i sintomi li tenevano a bada).
Cosa dimostra la mia storia? Semplicemente, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, esiste sempre una soluzione. Nel campo dell’alimentazione il mio caso è abbastanza particolare, eppure sono qui, soddisfatta della mia dieta e del mio rapporto con il cibo.
Cosa può fare per voi Nonnapaperina.it
Ho già introdotto il motivo per cui ho intrapreso il progetto di Nonnapaperina.it, ossia condivisione della mia esperienza e la possibilità, per tutti, di fruire di soluzioni a portata di mano per un’alimentazione a prova di intolleranze alimentari. Tanto vale, quindi, parlare un po’ del sito e dare qualche consiglio per “viverlo” al meglio. Ad esempio, per la vita di tutti i giorni, fate riferimento alla sezione “ricette per intolleranti”. Ne trovate a bizzeffe, tutte categorizzate per portata (primi, secondi etc.), momento della giornata (colazione, pranzo, cena), funzione (basi, impasti, creme, salse) e molto altro ancora.
Non trascurate, però, anche la sezione sulle festività. Se il principio cardine del progetto è la condivisione, allora la palla passa presto a voi, quindi condividete liberamente le ricette con i vostri cari e con i vostri amici. E quale migliore occasione di una festività, sia essa il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma? Non di rado le ricette hanno un ché di artistico. I piatti porgono il fianco a un concetto “elevato” di cucina, che coinvolge non solo il senso del gusto, ma pone le basi per un’esperienza a tutto tondo. Il tutto a uso e consumo degli intolleranti alimentari, o degli amanti del buon cibo in generale.
Il consiglio, comunque, è quello di spaziare. Il sito è basato sul principio dell’ipertesto, ossia ciascuna ricetta ne richiama altre, e molte altre ancora. Lasciatevi trasportare e vi sembrerà realmente di intraprendere un viaggio nella cucina anti-intolleranze alimentari, nella sua versione più “friendly” e divertente! Buona degustazione a tutti!
Intolleranze alimentari e allergie si sconfiggono a tavola
Quello delle intolleranze alimentari e delle allergie rischia di diventare un problema di ordine sociale se non viene gestito con attenzione. In primis per le dimensioni del fenomeno. Si stima, infatti, che circa il 10% della popolazione soffra di un qualche disturbo legato all’assorbimento di sostanze alimentari e, allo stesso tempo, in grado di generare sintomi più o meno importanti. Sul banco degli imputati vi sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia, che sono le patologie in assoluto più diffuse, ma vanno prese in considerazione anche l’allergia e la sensibilità al nichel.
Per inciso, la distinzione tra intolleranza e allergia è fondamentale ai fini medici. I sintomi sono infatti diversi per tipologia o per intensità (o per entrambi). A fare il bello è il cattivo tempo è in particolar modo l’allergia, che coinvolge il sistema immunitario e quindi determina una sintomatologia spesso e volentieri sistemica. Le intolleranze alimentari, invece, producono prevalentemente sintomi gastrointestinali. Discorso a parte per la celiachia, che tecnicamente non è un’allergia, ma coinvolge ugualmente il sistema immunitario.
La distinzione tra intolleranza e allergia, tuttavia, assume una posizione di secondo piano per quanto concerne gli approcci terapici, o per meglio dire “di gestione”. Al netto di alcune eccezioni, che riguardano i casi di “scarsa tollerabilità”, intolleranze e allergie vanno trattate allo stesso modo, ovvero evitando le sostanze che creano i disturbi. Nella quasi totalità dei casi, infatti, non esiste una terapia risolutiva e quindi la guarigione è un’ipotesi da escludere.
Ne è consapevole chi viene raggiunto da una diagnosi di intolleranza o allergia. L’impatto emotivo della diagnosi è molto forte proprio per l’impossibilità di raggiungere una guarigione completa. Sia chiaro, il disorientamento iniziale è fisiologico e giustificato. Tuttavia, deve essere destinato a durare poco, ovvero il tempo necessario a prendere atto della buona notizia riguardante intolleranti e allergici: convivere con questi disturbi si può! E’ possibile quindi convivere con i disturbi alimentari senza rinunciare ai propri piatti preferiti e senza dire addio al proprio stile alimentare.
Non surrogati ma scelte alimentari consapevoli
Le intolleranze alimentari e le allergie si combattono non solo con le armi della medicina, ma anche attraverso un cambio di mentalità, che a sua volta coinvolge il modo di intendere la cucina. Il trucco è semplice, basta non guardare agli alimenti anallergici e anti-intolleranze come a dei surrogati degli “alimenti normali”. Gli alimenti per intolleranti sono infatti alimenti dotati di una propria specificità e in grado di offrire molto sul piano organolettico e visivo.
Chi soffre di intolleranze alimentari e di allergia non dovrebbe replicare il consumo di latte, pane o altri alimenti, ma dovrebbe valorizzare gli alimenti a cui può attingere in tutta sicurezza. Adottare questo approccio significa innanzitutto svincolarsi dal ruolo del “malato”, focalizzandosi in realtà su altri alimenti.
Ad aiutarci in questo senso c’è la natura con le sue molteplici varietà. Gli alimenti che fanno al caso del celiaco, o all’intollerante al lattosio, sono numerosi e spesso buoni e belli da vedere; inoltre sono molto versatili in quanto possono dare inizio a molte ricette davvero sfiziose. Non lo sono solo per chi soffre di queste patologie, ma anche per tutti gli altri. Le implicazioni dal punto di vista sociale sono evidenti.
Col mio sito di cucina porto avanti esattamente questa filosofia. Non è solo uno spazio per conoscere ricette, ma anche un vero e proprio manifesto per chi vuole affrontare le intolleranze alimentari con armi meno tediose di quelle esclusivamente sanitarie. In quest’ottica la farina di riso non è un surrogato della farina tradizionale, ma un elemento a parte con cui realizzare ricette deliziose, che si abbinano con una grande varietà di ingredienti. E lo stesso, ovviamente, si può dire delle farine di amaranto, di fonio, di quinoa etc. Un discorso simile può essere fatto anche per l’intolleranza al lattosio. Al netto della possibilità di delattosare il latte, le varianti vegetali godono di una propria dignità gastronomica e porgono il fianco a un interessante approccio creativo in cucina.
Tra l’altro, questo cambiamento forzato pone le condizioni per un viaggio attraverso le cucine alternative e gli alimenti più esotici. Ecco che si capovolge la prospettiva: intolleranze e allergia non sono solo una condizione gestibile, ma anche un’occasione di arricchimento.
Intolleranze alimentari e socialità, un falso problema
Un altro dei motivi per cui la diagnosi di intolleranza o allergia fa molta paura, gettando nello sconforto chi ne soffre, riguarda le implicazioni per la vita sociale. Chi ha ricevuto una diagnosi da poco è convinto nella maggior parte dei casi che la sua patologia inciderà negativamente sulle occasioni di socialità, sia dal punto di vista psicologico – emotivo che dal punto di vista pratico. Il timore è quello di sentirsi diversi e in qualche modo lontani dai canoni della normalità, questo può portare a disagi anche tra parenti e amici.
In realtà sono paure infondate. In primo luogo una condizione patologica non corrisponde a una condizione di “anormalità” (al netto dell’inconsistenza semantica del termine). Secondariamente basta un minimo di organizzazione e di consapevolezza per gestire anche le occasioni di socialità. Anzi, quando queste si svolgono fuori di casa, ossia nei locali adibiti alla ristorazione, la questione è addirittura più semplice. I gestori infatti sono nella maggior parte dei casi preparati ad accogliere clienti con intolleranze e allergie. In ogni caso basta informarsi prima e scegliere di conseguenza.
Ma il problema non si pone nemmeno se si mangia a casa di altri, o se si invitano a casa propria delle persone. In primo luogo perché le diagnosi di questo tipo non fanno scalpore in quanto sono ormai molto diffuse. In secondo luogo perché i piatti per chi soffre di intolleranze alimentari sono in realtà buoni per tutti, anche per chi non soffre di alcun disturbo. Al netto di tutto ciò, se si pone attenzione al tema della contaminazione alimentare, cucinare per intolleranti alimentari (o per allergici) è più semplice di quanto si possa immaginare.