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Allergia ai tessuti, come riconoscerla e risolverla

allergia ai tessuti

Allergia ai tessuti e all’abbigliamento, un problema diffuso

L’allergia ai tessuti e all’abbigliamento è un disturbo fastidioso quanto diffuso. Secondo recenti studi il 10% della popolazione, senza grandi differenze tra le etnie, soffre di una qualche forma di allergia. Tra queste, una porzione rilevante è occupata dalle allergie ai tessuti. Il problema non va preso sottogamba, anche perché i tessuti permangono per definizione a contatto con la pelle per lunghi periodo di tempo. Ecco dunque che possono comparire le classiche reazioni allergiche da dermatite da contatto, che è spesso una conseguenza “naturale” delle patologie allergiche.

I sintomi corrispondono nella maggior parte dei casi a bruciore, prurito intenso e secchezza cutanea. Non di rado, però, si osservano disturbi più importanti e quasi invalidanti come gonfiore, desquamazione, rush cutanei e persino vescicole. Questi sintomi possono insorgere, magari in forma lieve, anche quando non si è affetti da allergia in senso stretto. Basta infatti una pelle sensibile e un capo poco traspirante per causare qualche fastidio. In questo caso la sudorazione si fa eccessiva, non viene smaltita e la cute ne paga le conseguenze.

Gli allergeni più diffusi e i materiali da evitare

La situazione va monitorata quando la causa dei disturbi è una vera e propria allergia ai tessuti. Il primo passo per gestirla efficacemente è conoscere i materiali che possono scatenare l’allergia e che possono fungere da allergeni. Vediamo nel dettaglio alcuni tipi di materiali per tessuti.

Nylon. E’ il tessuto sintetico per eccellenza, utilizzato in molti ambiti e anche nell’abbigliamento Con il nylon si producono maglie, magliette, camicie e persino capi intimi. Si producono inoltre collant e calze.

Spandex. Altro materiale sintetico molto apprezzato dall’industria tessile per la sua elasticità. Viene impiegato soprattutto per l’abbigliamento sportivo in quanto è molto comodo. Non di rado si trova nei body, nelle coppe del reggiseno, nei pantaloni e persino nei pannolini.

Gomme e lattici. Questi materiali vengono chiamati in causa per la loro malleabilità e per la facilità di lavorazione. Sono i più elastici in assoluto dunque anche in questo caso si segnala un’applicazione nell’abbigliamento sportivo.

Nichel. Si tratta di uno dei materiali più abbondanti in natura. Si trova in tantissimi alimenti, dunque scatena anche un’allergia di tipo alimentare, che produce sintomi meno specifici e raramente riguardanti la cute. Il nichel è però contenuto in molti accessori in metallo, come le cinture (o per meglio dire le fibbie).

Sostanze chimiche. Infine vanno citati tutti quei materiali di natura chimica utilizzati per decorare, trattare e rendere più efficaci i tessuti: coloranti, resine, mordenti, sbiancanti e biocidi (che allontanano batteri e parassiti).

Allergia ai tessuti

Come si diagnostica l’allergia?

Riconoscere la presenza di un’allergia causata dai tessuti è relativamente semplice, d’altronde la manifestazione più evidente è la dermatite da contatto, che presenta sintomi tutto sommato specifici e ben localizzati. Più difficile, ovviamente, è individuare l’allergene. In questo caso si parte dall’osservazione clinica, supportata da una precisa anamnesi. Il “paziente”, dunque, è chiamato a fare mente locale sulle tempistiche di insorgenza dei disturbi e sulla tipologia di abbigliamento che indossava in un preciso momento. A questo punto lo specialista formula delle ipotesi e si procede con test strumentali. Il riferimento è in particolar modo al prick test e al patch test. Essi vantano lo stesso meccanismo di base: si somministra un “concentrato” del sospetto allergene sulla cute e si studiano gli eventuali effetti.

A cambiare sono le tecniche di somministrazione e il tempo di risposta del test. Il prick test, nello specifico, prevede la somministrazione in una zona localizzata della cute “goccia per goccia”. E’ impiegato soprattutto per le allergie di un certo peso, proprio per questo si attende una reazione nell’immediato. Il patch test, invece, prevede una sorta di lento rilascio, in quanto la soluzione viene assorbita da un cerotto. Questo viene applicato sulla cute e lasciato per due o tre giorni, al termine dei quali si verificano le eventuali conseguenze. Dunque, il patch test è utilizzato per le allergie a media e bassa intensità, che causano sintomi nel corso del tempo e non nel giro di pochi minuti. In concomitanza si realizzano anche le analisi del sangue finalizzate ad analizzare la risposta immunitaria, onnipresente nelle allergie di ogni ordine e grado.

Le soluzioni a breve termine

Come gestire un’allergia ai tessuti e a certi capi di abbigliamento? Alcune soluzioni sono a breve termine e servono a “tamponare” i disturbi, agendo sui casi più acuti e quindi fastidiosi. In questo caso si procede con cortisonici e antistaminici, che vengono prescritti dal medico in base alla gravità del disturbo e alla compatibilità con il profilo clinico. Allo stesso tempo si utilizzano delle pomate lenitive che puntano a ripristinare un aspetto sano della cute.

Questi semplici metodi possono risultare utili sia in caso di allergia che di semplice dermatite da contatto non allergica (da pelle sensibile). In quest’ultimo caso possono risultare molto utili anche rimedi naturali, come gli impacchi di aloe vera. Le foglie di questa pianta infatti sono rinfrescanti e agiscono in chiave antinfiammatoria. Non è un caso che molti prodotti farmaceutici e parafarmaceutici siano realizzati anche con l’aloe vera.

Le soluzioni a lungo termine

Esistono soluzioni a lungo termine per l’allergia ai tessuti? Dipende cosa si intende per “soluzioni”. Se lo scopo è guarire completamente dal disturbo, è sostanzialmente impossibile. Dalle allergie non si guarisce, si può guarire dalle condizioni di iper-insensibilità però, magari reintroducendo poco alla volta l’allergene, in modo da dare all’organismo il tempo di reagire in modo moderato. Proprio per questo l’unica soluzione è quella di cambiare capi di vestiario, privilegiando magari articoli con tessuti diversi, che non contengono allergeni e affini.

Per esempio cotone, lino e seta sono fibre naturali che non causano allergie. Questi tessuti lasciano traspirare molto bene la pelle, sebbene in alcuni frangenti possano risultare meno elastici del nylon e dello spandex. Anche la lana potrebbe essere inserita tra i materiali preferibili, in quanto naturale. Tuttavia, può provocare ugualmente delle irritazioni a causa della sua texture peculiare e per la capacità di trattenere calore e sudore.

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