Breath Test, esame per scoprire l’intolleranza al lattosio
A cosa serve il Breath Test?
Il Breath Test è l’esame diagnostico primario per la maggior parte delle intolleranze alimentari. Tra quelle rilevabili dal Breath Test spicca proprio l’intolleranza al lattosio, che “reagisce” molto bene all’esame. La traduzione letterale di Breath Test, ovvero “test del respiro”, offre una panoramica esaustiva del principio su cui si fonda l’esame, infatti ad essere analizzato è proprio il “respiro” del paziente, ossia l’aria emessa durante la normale respirazione. Ciò è possibile in quanto proprio la presenza di una condizione di intolleranza, associata al suo consumo, impatta sulla composizione del respiro. Attualmente, il Breath Test per il lattosio è l’esame più richiesto, tra quelli relativi ai disturbi dell’assorbimento alimentare. D’altronde, quella al lattosio è da sempre l’intolleranza più diffusa, che in misura e con gradi di severità diversi, colpisce un’ampia fetta di popolazione.
In Italia secondo quanto riporta il report scientifico dell’EFSA, si stima che più del 50% della popolazione sia affetto da una qualche forma di intolleranza al lattosio. Queste proporzioni, all’apparenza straordinarie, in realtà sono frutto di una dinamica evolutiva. Da qualche migliaio di anni, e in virtù del passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, e quindi dalla pratica della caccia a quella dell’allevamento, la nostra specie si è adattata al consumo di latte e latticini anche oltre l’età infantile. Ebbene, questo processo non si è ancora concluso, sicché ancora molte persone non sono in grado di digerire il lattosio.
Come funziona il test di intolleranza al lattosio
Come suggerisce il nome, il Breath Test è un esame diagnostico che si basa sull’analisi del respiro. Il motivo è semplice, e ne ho fatto cenno nel paragrafo precedente. Chi è intollerante al lattosio, e si trova a consumare alimenti che lo contengono, è soggetto alla produzione di gas intestinali in una quantità superiore alla norma, proprio perché l’organismo non riesce a scomporre la sostanza. Ora, una parte di questi gas viene assorbita dal colon ed entra nel circuito venoso, raggiungendo piuttosto in fretta gli alveoli polmonari e impattando sulla composizione del respiro, che viene utilizzato per smaltire queste scorie. Analizzando il respiro, dunque, è possibile rilevare la condizione di intolleranza al lattosio. Il test consiste in una raccolta di campioni di aria espirata prima e dopo l’ingestione di una soluzione.
Il test, nello specifico, si sviluppa in queste fasi:
- prima raccolta di un campione di aria respirando a stomaco vuoto;
- ingestione di una soluzione contenente il lattosio;
- la seconda raccolta
In particolare, avviene in quattro step, a distanza di 30 minuti uno dall’altro. L’aria viene raccolta attraverso un semplice sacchetto di plastica, il paziente non deve fare altro che soffiarvi dentro. Il test, dal punto di vista del paziente, dura quindi quattro ore circa. Può risultare un impegno gravoso, soprattutto in termini di tempo, ma è l’unico modo per riuscire a comprendere – con un margine di errore minimo o comunque vicino allo zero – se i propri sintomi derivano da una condizione di intolleranza al lattosio. Per quanto concerne il “dove”, l’intolleranza al lattosio non è una condizione medica presa in considerazione dal Sistema Sanitario Nazionale.
Dunque, non è sempre possibile sostenere il test negli ospedali pubblici, secondo le agevolazioni previste per gli interventi del SSN. Questo è un problema rilevante, in quanto dimostra la scarsa sensibilità sul tema, nonostante si tratti di una situazione endemica, caratterizzata da un’incidenza elevata. E’ bene ripeterlo, in media, in Italia, circa metà degli individui ha difficoltà a digerire il lattosio. Ad ogni modo, è necessario rivolgersi alla sanità privata. La buona notizia è che il Breath Test è tutt’altro che costoso. Anzi, in genere costa meno delle normali analisi del sangue (qualora venissero fatte da un privato). Si parla, nella stragrande maggioranza dei casi, di qualche decina di euro.
Chi può fare il Breath Test?
Il Breath Test, e in particolare la sua variante dedicata all’intolleranza al lattosio, presentano delle controindicazioni? Espongono a dei rischi? Per quanto riguarda le controindicazioni c’è veramente poco da dire. Tutti possono sottoporsi al Breath Test. D’altronde, dal punto di vista del paziente si tratta di ingerire la sostanza incriminata e di respirare all’interno di un sacchetto. Certo, l’unico rischio riguarda l’ingestione stessa del lattosio. Se l’intolleranza è particolarmente grave, è sufficiente una minima quantità di lattosio per scatenare dei sintomi fastidiosi, nella migliore delle ipotesi.
Tuttavia, tutti i test sono preceduti da una fase di anamnesi, in cui il paziente può riferire la gravità dei propri sintomi. Sulla scorta di quanto comunicato, gli specialisti decideranno la quantità di lattosio da inserire nella soluzione (in genere si aggira tra 20 e 25 gr di lattosio). Nella quasi totalità dei casi, il paziente affronterà durante il test una sintomatologia davvero lieve, dunque più che sopportabile. Per quanto concerne i casi in cui viene prescritto il Breath Test, questi riguardano la presenza di sintomi riconducibili all’intolleranza, che non hanno trovato fino a quel momento altra spiegazione. I sintomi sono ben conosciuti, vista l’elevata incidenza di questa condizione medica, ma è bene proporre una sintesi:
- digestione rallentata;
- pesantezza di stomaco;
- diarrea o stitichezza;
- meteorismo;
- alitosi;
- crampi addominali;
- nausea;
- vomito;
- acidità;
- mal di testa;
- sintomi cutanei generici (es. tendenza alla dermatite);
- senso di stanchezza e spossatezza.
Le norme di preparazione al Breath Test
Le norme di preparazioni al Breath Test sono abbastanza rigide in quanto molte condizioni possono incidere sulla composizione del respiro, e quindi interferire con l’analisi dello stesso. Nello specifico, la preparazione al Breath Test prevede:
- la sospensione dell’assunzione di antibiotici a partire da 7-15 giorni antecedenti al test;
- la sospensione dell’assunzione di fermenti lattici una settimana prima del test. A tal proposito va ricordato che molti farmaci contengono il lattosio, dunque leggete il foglio illustrativo e verificate che le medicine che state assumendo in questo periodo non lo contengano;
- la rinuncia totale a qualsiasi alimento che possa anche solo lontanamente contenere lattosio nelle 24 ore precedenti al test;
- una dieta adeguata il giorno precedente l’esame che prevede l’esclusione di carboidrati complessi e fibre (come frutta, verdura, pane, pasta e legumi), di alcolici e bevande gassate, condimenti ad eccezione di una ridotta quantità di olio;
- il digiuno completo dalle ore 21 del giorno prima. E’ consentito solo bere acqua non gassata.
- la rinuncia al fumo nelle 24 ore precedenti al test.
Che cos’è l’ intolleranza genetica al lattosio
Soffri di intolleranza genetica al lattosio ? Ecco il test per scoprirlo. L’intolleranza al lattosio è un problema molto comune. Secondo alcuni studi scientifici, in Italia soffre di questa condizione circa il 50% della popolazione. Tale percentuale è ben distribuita tra donne e uomini, dunque non si segnala una incidenza più o meno significativa in base al sesso.
Ma cos’è l’intolleranza al lattosio? Grosso modo, vista l’elevata incidenza di questa condizione, tutti sanno a cosa si riferisce con questo termine. Nello specifico, consiste nel cattivo assorbimento del lattosio, zucchero presente ovviamente nel latte, ma anche in tutti i derivati. Tale intolleranza è causata dall’assenza della lattasi, enzima presente in grandi quantità in tutti i bambini, ma che alcuni adulti non riescono a produrre.
Una curiosità relativa all’intolleranza al lattosio riguarda l’evoluzione dell’Homo Sapiens. Infatti, fino a pochi millenni fa, tutti gli uomini erano naturalmente intolleranti al lattosio, proprio come i mammiferi di ogni genere e specie. Durante il primo neolitico è comparsa una mutazione genetica, poi diffusasi soprattutto in Europa, Medio Oriente e Africa, che determinava la produzione dell’enzima lattasi anche in età adulta. Una mutazione che ha avuto successo, anche se parzialmente visto che il 40% della popolazione non riesce a digerire il lattosio.
I sintomi dell’intolleranza
Chi soffre di intolleranza al lattosio conosce bene i sintomi di questa condizione. Essi riguardano il funzionamento dell’apparato digerente. I disturbi più frequenti sono i crampi addominali, la diarrea, il gonfiore addominale e la flatulenza. Molto frequenti sono anche la nausea e l’astenia.
Ovviamente, i sintomi non si manifestano allo stesso modo in tutte le persone affette da intolleranza. Anche perché l’intolleranza stessa può essere caratterizzata da livelli di gravità differenti. In linea di massima, però, sono sempre presenti la diarrea e i crampi addominali.
Una panoramica sull’intolleranza al lattosio
E’ bene dedicare questo spazio a un approfondimento sulla questione degli alimenti senza lattosio. E’ impossibile trattare il tema senza parlare dell’intolleranza al lattosio, che è abbastanza diffusa. L’AILI, l’Associazione Italiana Latto-Intolleranti stima un’incidenza vicina al 50%, sebbene in buona parte dei casi i sintomi siano così lievi da non indurre le persone a test più approfonditi o diagnosi. A differenza di altre intolleranze e di altre allergie alimentari, la sintomatologia legata al lattosio è quanto mai vasta e ampia. Si va dai semplici disagi gastrointestinali, come il banale meteorismo, ai disturbi più severi, come crampi allo stomaco e vomito; fino ad arrivare ai sintomi sistemici come spossatezza e debolezza.
Come funziona l’intolleranza al lattosio? Quali sono i meccanismi che la regolano? Per rispondere a queste domande è necessario sapere cosa si intende per lattosio. Di base, il lattosio è lo “zucchero” presente nel latte di tutti i mammiferi (eccetto nel leone marino). Di norma, il lattosio non può essere digerito direttamente, ma deve essere scisso in glucosio e galattosio, le sue componenti fondamentali. Per farlo il corpo chiama in causa l’enzima lattasi, particolarmente abbondante fino ai 3 anni di età. Ciò non stupisce, se si considera che l’alimentazione dei lattanti è formata quasi esclusivamente dal latte.
Alcune persone perdono l’enzima lattasi – in toto o in parte – abbastanza presto, o in età adulta. Ebbene, queste persone sono affette da intolleranza al lattosio, dunque quando assumono latte fanno fatica a smaltire il lattosio. L’apparato digerente scatena la flora intestinale nel tentativo di assorbire la sostanza, provocando infiammazioni e i sintomi che ho già elencato. Dal punto di vista meramente tecnico, si parla di intolleranza al lattosio, quando vi è un deficit di enzima lattasi superiore al 60%.
Alcuni recenti studi hanno capovolto la prospettiva, ossia l’intolleranza al lattosio non sarebbe di per sé una patologia, bensì l’effetto che l’essere umano ha sperimentato fino a qualche migliaio di anni fa’, ovvero fino all’avvento della pastorizia. Questi eventi hanno spinto la nostra specie a un adattamento evolutivo, privilegiando gli individui adulti che manifestavano alti livelli di lattasi, riuscendo quindi a utilizzare il latte animale come fonte di cibo. Proprio per questo si è registrata nel corso degli anni un’elevata incidenza degli intolleranti al lattosio, quindi, molto banalmente, l’adattamento evolutivo è ancora in corso.
Cosa fare se sospetti un’intolleranza al lattosio
In alcuni casi, i sintomi sono così importanti e immediati da non mettere in dubbio la condizione di intolleranza al lattosio. Alcuni, infatti, si sentono male poco dopo aver consumato alimenti che contengono il lattosio, magari inavvertitamente e in dosi minime. Per altri, lo “status di intollerante” è incerto. Anche perché i sintomi, specie se non evidenti e immediati, possono essere collegati a una semplice indigestione.
In questo caso, è bene puntare a una diagnosi scientifica. Insomma, è necessario sottoporsi a un test per l’intolleranza genetica al lattosio. Purtroppo, il Sistema Sanitario Nazionale non si occupa di questo genere di analisi, dunque il ricorso ai privati è obbligatorio. In genere, i test costano molto. Il prezzo, non a caso, è il fattore che più di ogni altro scoraggia coloro che sospettano un’intolleranza al lattosio. Non è un caso che molti scelgano di continuare a soffrire dei sintomi che abbiamo appena elencato.
Parliamo del Test genetico per l’intolleranza al lattosio.
Ebbene ora viene effettuato anche Il test genetico per rilevare questa intolleranza e consiste in un esame del DNA, eseguito prelevando un piccolo campione di saliva dal soggetto da analizzare.
Tramite questo esame e mediante l’analisi di alcuni polimorfismi genetici, sarà possibile determinare se il paziente è soggetto ad un’intolleranza alimentare nei confronti di questa sostanza oppure no.
A questo proposito, è utile sapere che il lattosio viene scisso dall’organismo in glucosio e galattosio, proprio nel momento in cui raggiunge l’apparato intestinale.
Questa operazione viene effettuata da un enzima chiamato lattasi. L’esame genetico è in grado di verificare se un paziente è predisposto o meno alla riduzione dell’attività o della produzione di questo enzima. Il test è in grado di rilevare anche se il soggetto è predisposto ad un disturbo altrettanto diffuso: la celiachia.
Perché si dovrebbe effettuare un Test genetico ?
Questo test genetico è in grado di individuare se una persona è soggetta o meno all’intolleranza al lattosio oppure al glutine, anche quando non sono presenti i sintomi tipici di questi due disturbi.
Pertanto, grazie ad esso, è possibile determinare la causa di cronici malesseri che si presentano dopo l’assunzione di latticini, ma anche prevenire il manifestarsi di forme di intolleranza e di fastidiose malattie croniche di tipo metabolico.
Grazie al test genetico per intolleranza al lattosio, i professionisti possono infatti effettuare una diagnosi precisa proprio perché, dagli ultimi studi, è stato evinto che le intolleranze di tipo alimentare sono di origine genetica.
Di conseguenza, un’accurata diagnosi consentirà al medico di prescrivere al paziente un regime alimentare calibrato in base ai bisogni specifici del suo organismo, così da ridurre e progressivamente eliminare i sintomi.
La nutrigenetica alla base di queste analisi ha inoltre lo scopo di studiare come ogni variante genetica possa essere associata ad una reazione metabolica.
Questo permette a sua volta di individuare non solo un’eventuale intolleranza alimentare, ma anche disfunzioni enzimatiche ed eventuali predisposizioni a sviluppare patologie comuni.
Tra queste troviamo il diabete, l’obesità, l’ipercolesterolemia, alcuni tipi di cancro, e disturbi all’apparato respiratorio e cardiovascolare.
Test genetico per intolleranza al lattosio: analisi del DNA o Breath Test?
Solitamente, quando si tratta di diagnosticare l’intolleranza al lattosio, viene utilizzato il Breath Test, un esame che prevede l’assunzione di una piccola dose di questa sostanza da parte del paziente e la conseguente analisi dei gas espirati dallo stesso.
Questo test richiede molto tempo e la sua diagnosi non è certa in quanto può essere influenzata da fattori esterni, come uno stile di vita scorretto e l’assunzione di medicinali.
Il test genetico per intolleranza al lattosio è invece basato sull’analisi del DNA del paziente.
Pertanto, porta risultati più accurati e molto più veloci. In più, oltre a stabilire se il paziente è intollerante o meno ad alcuni alimenti, è anche in grado di determinare quali sono le cause del disturbo (se si tratta di intolleranza ereditaria o secondaria) e permette quindi di provvedere alla creazione una dieta basata specificatamente sulle risposte metaboliche del paziente.
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