Il ginseng, una radice dalle mille proprietà benefiche
Un focus su una pianta erbacea dalle eccellenti proprietà
Il ginseng si è guadagnato una certa fama anche dalle nostre parti, infatti è sintomo di ingrediente benefico e stimolante, una sorta di energizzante naturale. La fama è in parte giustificata dalle sue qualità intrinseche, ma questa pianta è anche altro. A tal proposito è bene fare il punto su questo alimento e indagarne sulle proprietà e i suoi utilizzi. Fa parte della araliaceae, una famiglia di angiosperme che si è sviluppata soprattutto negli ambienti tropicali. Il fusto è legnoso, mentre la fioritura e il fogliame sono piuttosto scarsi.
Le radici, di contro, sono imponenti benché corte, quindi non stupisce che l’unica parte utilizzabile sia proprio questa. La radice del ginseng ha una forma particolare e vagamente antropomorfa. Non è un caso che il termine cinese da cui deriva (remseng) significhi “pianta dell’uomo”. Il colore varia dal bianco lattiginoso a giallo pallido.
Le differenti varietà del ginseng
Si fa presto a dire ginseng. Benché sia percepito come singola specie dall’immaginario collettivo, ne esistono numerose. Quelle più importanti sono le seguenti.
Cinese. E’ la varietà classica, e che esercita più efficacemente la funzione di tonico ed energizzante. Quando si gusta una bevanda al ginseng, magari al bar, nella stragrande maggioranza dei casi è realizzata con la variante cinese.
Coreano. E’ molto simile alla varietà cinese, ma vanta un’efficacia energetica leggermente minore e una funzione quasi inedita, ossia la diminuzione dei livelli di zuccheri nel sangue. Per questo motivo viene impiegato soprattutto nella medicina naturale.
Americano. E’ simile a quello coreano, ma presenta proprietà curative meno marcate e un sapore meno aromatico.
Siberiano. Il profilo nutrizionale, e quindi le proprietà curative, sono simile a quelle cinesi. Il sapore è decisamente meno marcato, sicché viene impiegato quasi esclusivamente per la medicina naturale.
Come coltivare questa pianta erbacea?
Quando si parla di coltivazione fai da te, spesso si fa riferimento a piante nostrane, adatte alla macchia mediterranea. Nondimeno, si fa riferimento alla coltivazione in vaso. Ciò vale anche per il ginseng? Può essere coltivato in proprio e a queste latitudini? La risposta è si, ma è necessario disporre di alcune risorse e dedicarvi molto tempo. Infatti, prima che dia risultati che non siano puramente decorativi, occorrono alcuni anni. Questa notizia potrebbe scoraggiare la coltivazione in proprio, ma sappiate che anche alcune coltivazioni, ben attestate nel nostro Paese, soffrono del medesimo limite. Basti pensare all’albero di avocado, che “entra a regime” dopo qualche anno. La pianta è comunque abbastanza esigente. Il luogo deve essere all’ombra, tanto che spesso è necessario piantare specie particolarmente ricche di fogliame tutto intorno.
Inoltre, richiede molta acqua e preferisce suoli argillosi, che consentono di drenare i liquidi con relativa facilità. In ogni caso, il terreno deve essere piuttosto umido. Le radici di ginseng sono in teoria disponibili dopo un anno e mezzo dalla semina. Tuttavia, per esprime al meglio le sue potenzialità, devono essere lasciate per almeno sei anni. Solo in questo modo si svilupperanno in grandezza, larghezza e proprietà nutritive. C’è un modo per riconoscere se una radice di ginseng è stata raccolta nel momento giusto? Certo, basta premere con le dita, se la radice tende a sbriciolarsi, allora è pronta per essere consumata. Ovviamente, è necessario affidarsi anche all’esperienza, in quanto questa prova può essere realizzata solo a radice già prelevata.
Ginseng proprietà terapeutiche e nutrizionali
La radice ginseng, come tanti alimenti di origine vegetale, abbonda di vitamine e sali minerali. Inoltre, vanta un basso contenuto calorico. In aggiunta esercita tante proprietà benefiche, per cui è considerato una sorta di panacea da tutti i mali. In questo modo è inteso nella tradizione orientale (specializzata nella medicina naturale) e con questa reputazione è giunto in Occidente. Ecco le numerose proprietà, in accordo con la tradizione.
Attenua i dolori. Che siano scatenati da traumi, da infezioni o infiammazioni, funge da antidolorifico, risultando complementare alle normali terapie farmacologiche.
Diminuisce il livello di zuccheri nel sangue. Un dettaglio importante soprattutto per chi soffre di diabete e per chi sta sostenendo una dieta dimagrante. Infatti, ad alti livelli di zucchero nel sangue è connesso un più precoce e aggressivo senso della fame.
Diminuisce il colesterolo cattivo. In tal modo favorisce la circolazione e allontana il rischio di infarti, ictus e aneurismi.
Riduce il senso di stanchezza. E’ l’effetto “più famoso” del ginseng, a tal punto da essere considerato un cibo energetico, adatto agli sportivi e a chi utilizza intensamente corpo e mente.
Favorisce l’assorbimento dei nutrienti. Questa funzione sarebbe favorita dalla stimolazione dell’apparato endocrino. In particolare, migliora l’assorbimento di vitamine e sali minerali.
Per inciso, questi effetti sono tanto più forti quanto più lungo è il periodo di maturazione della radice. Per questo motivo, si tende a raccogliere la radice di ginseng dopo parecchi anni.
Gli utilizzi del ginseng uso in cucina
In concreto, come si utilizza il ginseng? Tanto per iniziare va un po’ trattato. Non che sia poco commestibile anche da crudo, ma è comunque troppo coriaceo per essere utilizzato al meglio. Per questo motivo va sbollentato per pochissimi minuti. Questo semplice passaggio permette al ginseng di ammorbidirsi un po’ e di poter essere impiegato in tanti modi diversi. Per quanto concerne le applicazioni nella medicina naturale, il ginseng può essere consumato sotto forma di infuso. Si taglia la radice a fette e lo si fa riposare in acqua bollente, dopo qualche minuto ci si ritrova con un infuso dal sapore dolce e aromatico, in grado di giovare all’organismo ed esercitare gli effetti di cui ho parlato nel paragrafo precedente.
Il ginseng, però, ha un ruolo anche in cucina. In questo caso, viene grattugiato, un po’ come si fa col tartufo. In questa forma, può essere impiegato per arricchire zuppe, vellutate e minestre. Badate bene, il sapore è particolare, quindi riflettete sulla combinazione di sapori prima di inserire il ginseng come se fosse una spezia qualsiasi. Come ben sapete, è da parecchio tempo inserito nell’industria delle bevande, infatti esistono bibite energetiche al ginseng: caffè al ginseng, tè al ginseng e molto altro ancora.
Alla scoperta del Ginseng Siberiano, un integratore unico nel suo genere
Il Ginseng Siberiano è molto conosciuto nel mondo, è apprezzato per le sue proprietà ed è utilizzato in particolar modo per la sua capacità di rinforzare ed energizzare l’organismo.
In generale, gli integratori a base di Ginseng sono tra i più diffusi e utilizzati, e sono tutti noti per il fatto che possono incrementare i livelli di energia, ma anche migliorare la memoria e aiutare il corpo a resistere allo stress sia fisico che mentale.
Ad ogni modo, è opportuno fare caso alla differenza tra una varietà e l’altra. Infatti, i “veri” Ginseng sono in realtà due: quello americano (Panax Quinquefolius) e quello asiatico o coreano (Panax Ginseng).
Quello siberiano non è un vero ginseng e infatti non contiene ginsenosidi, ovvero i principali componenti attivi della pianta, ma offre elevati livelli di eleuterosidi, sostanze che secondo gli studiosi possono stimolare il sistema immunitario e migliorarne le funzioni.
Ginseng Siberiano: cosa lo contraddistingue esattamente dai “veri Ginseng”?
Come abbiamo detto, la radice americana e quella asiatica contengono ginsenosidi, mentre quello siberiano contiene eleuterosidi.
Questa è la principale differenza tra queste piante, ma si presuppone che, in entrambi i casi, questi principali componenti attivi siano i maggiori responsabili di molti effetti positivi per la salute, nonché ciò che causa la presenza delle numerose proprietà medicinali di queste piante.
Nella medicina cinese, il Ginseng Siberiano e gli altri due Ginseng vengono utilizzati da migliaia di anni in quanto si rivelano dei potenti adattogeni, ovvero dei vegetali contenenti delle sostanze capaci di aiutare il corpo a combattere lo stress e a difendersi da elementi dannosi.
Inoltre, è doveroso considerare che tutti i Ginseng vengono utilizzati per fornire energia all’organismo, per rafforzare le difese e per promuovere la giovinezza e la salute.
Pertanto, la principale differenza tra queste piante è data sostanzialmente dal componente attivo che, come abbiamo detto, non è lo stesso.
Ad ogni modo, come possiamo notare, le proprietà e gli effetti per la salute sono sostanzialmente gli stessi, anche se quello siberiano non è un vero e proprio Ginseng.
Infine, è utile sapere che è stato riscontrato che la pianta siberiana vanta inoltre di valide proprietà antivirali, toniche e rinvigorenti.
Suggerimenti per l’assunzione del Ginseng Siberiano
Questo vegetale può essere assunto sotto forma di integratore naturale in polvere, capsule e compresse, ma può essere anche utilizzata la radice stessa per preparare bevande come decotti e tisane.
È consigliabile introdurre questa pianta nella propria routine nei periodi di stanchezza e debolezza, durante la convalescenza e anche in caso di temporanei problemi di scarsa concentrazione.
Pertanto, è opportuno utilizzarla per un breve termine e solo se necessario.
Naturalmente, il Ginseng Siberiano è anche un ottimo alleato per tutte le volte in cui si rivela necessario rinforzare il sistema immunitario, aumentare l’energia e la vitalità e per quando si sta attraversando un momento di forte stress.
Ad ogni modo, è doveroso considerare che assimilare dosi troppo elevate può causare nervosismo o insonnia.
Bisognerebbe evitare o limitare l’uso del Ginseng durante la gravidanza o l’allattamento, e in combinazione con alcuni antidepressivi e antipsicotici, con la morfina e con alcuni farmaci per il diabete e per la fluidificazione del sangue.
In ogni caso, l’assunzione “a cicli” di 2-3 settimane con pause della stessa durata è una valida soluzione che può aiutare a riscontrare benefici praticamente immediati.
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