Latte di Yak o Latte di dri e il tè tibetano al burro di yak
Il rito del tè tibetano al burro di yak
Il consumo del tè tibetano al burro di yak è “normato” anche da una peculiare etichetta. Per esempio, è considerato sgarbato consumare solo una tazza di tè. L’ospite è tenuto, o quasi obbligato, a chiederne almeno una seconda lasciando un po’ di tè nella tazza. In quel modo, si comunica la richiesta senza risultare maleducati, osservando un religioso silenzio. Una volta “sazi” di tè, l’ospite segnala la sua soddisfazione gettandone un po’ in una coppa che viene posta dal padrone di casa accanto alla sua sedia.
Il “Bo Cha” non è solo una bevanda, ma anche un ingrediente per alcune ricette tipiche. La più famosa è il tsampa. In buona sostanza si incorpora abbondante farina di orzo nel tè in modo da creare una sorta di pappetta. Essa funge da alimento base per la cucina tibetana, in modo simile a quanto accade con il nostro pane e con il riso di tante popolazione asiatiche. La maggioranza degli stranieri trova imbevibile il tè al burro di yak. Questa bevanda consiste in un miscuglio di foglie di tè con burro di yak, sale, latte e bicarbonato.
Ricetta latte di yak
Preparazione latte di yak
Per preparare il tè tibetano al burro di yak dovrete ovviamente far bollire l’acqua. A questo punto spegnete il fuoco e aggiungete le foglie di tè. Lasciate in infusione per almeno 3-5 minuti (nella versione originale questa fase può durare delle ore).
Poi ponete il tè in un cilindro di legno e integrate il sale rosa, il bicarbonato e il burro. Emulsionate con cura il tutto fino a quando la bevanda non ha raggiunto la consistenza desiderata. Ora servite e buon relax.
Ingredienti latte di yak
- q. b. di foglie di tè nero o verde
- 250 ml. di acqua
- q. b. di burro di yak
- q. b. di sale rosa e di bicarbonato.
Il tè tibetano al burro di yak
Oggi vi presento una bevanda speciale legata al latte di yak, ossia il tè tibetano al burro di yak, noto in patria come “Bo Cha”. E’ un tè diverso dagli altri sia per quel che riguarda gli ingredienti sia per quanto concerne il procedimento. Tanto per cominciare il tè viene arricchito con il burro, il bicarbonato e il sale. In secondo luogo viene emulsionato in modo da ricavare una bevanda calda e densa, che risulta perfetta soprattutto durante le stagioni fredde.
Il “Bo Cha”, o tè tibetano al burro di yak che dir si voglia, è un pilastro della tradizione del Tibet, pur essendo declinato in molte varianti e consumato anche in Cina e nell’Indocina. Non stupisce, dunque, che sia oggetto di rituali particolari, che coinvolgono tanto la preparazione quanto il consumo. Per esempio, l’emulsione andrebbe realizzata in cilindri di legno, mentre l’infusione dovrebbe durare alcune ore. Inoltre, questo tè è legato al concetto di accoglienza, quindi si suole offrirlo a chi ritorna dopo un lungo viaggio. Ovviamente viene consumato anche durante la giornata, anzi si narra che i tibetani ne assumano diversi litri ogni giorno.
Quale tè è meglio utilizzare?
Per una buona metà la ricetta del tè tibetano al burro di yak segue canoni consueti. Molto banalmente si fa bollire l’acqua e si lasciano in infusione alcune foglie di tè. Ma quali foglie usare? Ossia quale specialità di tè andrebbe utilizzato? La tradizione lascia un certo margine di discrezione, ma il consiglio è di optare o per il tè verde o per il tè nero. Il tè verde è tipico della Cina, mentre il tè nero dell’India e di tutte nazioni vicine al Tibet. Ovviamente, a seconda della scelta, il tè assumerà un sapore diverso: più morbido nel caso del tè verde, più intenso e aromatico nel caso del tè nero.
Sul piano nutrizionale i due tipi di tè non presentano grandi differenze. Sono entrambi ricchi di antiossidanti, sostanze che fanno bene al sistema immunitario, rallentano l’invecchiamento, contrastano i radicali liberi e aiutano a prevenire il cancro. Tanto il tè nero quanto il tè verde vengono considerati degli elisir di lunga vita, dunque non stupisce che a consumarne grandi quantità siano proprio le popolazioni più longeve.
Le peculiarità del latte e del burro di yak
Tra gli ingredienti più particolari del “Bo Cha” (o tè tibetano) spicca il burro di yak. Si tratta di un burro ottenuto dall’omonino latte. Per inciso, lo yak è un bovino diffuso nella Cina meridionale e nel Tibet. Si caratterizza per una muscolatura imponente, presente anche negli individui di sesso femminile. Il loro latte ha un sapore particolare che ricorda quello dello yogurt, quindi il burro propone sentori aciduli. Dal punto di vista nutrizionale il latte di yak presenta una quantità di proteine importante, superiore al latte vaccino. Stesso discorso per gli antiossidanti, sebbene ceda qualcosa in termini di sali minerali.
Queste proprietà vengono trasferite in parte anche al burro, che per l’occasione non viene chiarificato. Il suo sapore, dunque, si avverte e impatta radicalmente sulla resa “finale” della bevanda. Il consiglio è comunque di non esagerare con le dosi, in quanto rischiate di creare una bevanda al burro, piuttosto che un tè degno di questo nome.
Come preparare un tè tibetano al burro di yak a regola d’arte
Il tè tibetano al burro di yak è difficile da preparare? In realtà no, il procedimento è alla portata di tutti, sebbene sia un po’ lungo per chi intende seguire il metodo più tradizionale. L’infusione, per esempio, può durare qualche minuto, come nella preparazione dei tè normali, o anche molte ore. Ovviamente in quest’ultimo caso il sapore sarà molto più concentrato.
La seconda fase è quella più peculiare, che non segue i canoni consueti. Si versa il tè in un cilindro di legno e si aggiungono a stretto giro il sale rosa, il bicarbonato e il burro. Poi si mescola e si emulsiona a lungo, fino a produrre una bevanda densa, della stessa texture del miele. Infine si serve il tè in base ad un rituale particolare che prevede l’utilizzo delle classiche tazze d’argento tibetane. Ovviamente può essere gustato anche nelle tazze di ceramica o in semplici bicchieri.
Conoscete lo yak?
Lo yak ( bue tibetano ) è un grande mammifero appartenente alla famiglia dei bovidi che vive ad altitudini elevate, soprattutto in Tibet, in Nepal, in Bhutan, in Mongolia e tra le alte vette delle catene montuose cinesi, tra i 400 e i 600 metri a livello del mare. Se ne trova una piccola parte anche in alcune parti della Russia e del Pakistan.
Lo yak sopporta al meglio le dure condizioni ambientali in cui vive grazie ad una folta pelliccia con cui è ricoperto. Il bue tibetano viene allevato fin dall’antichità dalle popolazioni locali ed è un ruminante molto simile ai nostri comuni bovini.
Il latte di yak, in realtà, andrebbe chiamato latte di dri, che è la femmina dello yak. Questo tipo di latte contiene ottimi principi nutritivi e una buona dose di calorie, proprio per questo è alla base dell’alimentazione e della produzione casearia delle popolazioni del Nepal, Bhutan e Tibet. Non è indicato per gli intolleranti al lattosio poiché contiene la stessa percentuale di lattosio del latte vaccino. In compenso è naturalmente gluten free o senza glutine.
Tra i prodotti derivati dal latte del bue tibetano troviamo anche il burro di yak, che viene spesso preparato in casa. Questo particolare burro viene consumato in grandi quantità dalle famiglie del posto, in quanto viene utilizzato anche nel tradizionale tè al burro, una bevanda che viene offerta anche agli ospiti.
I prodotti unici derivati dal latte di yak o latte di dri
Il latte di yak viene prodotto in Himalaya e solo in alcuni precisi periodi dell’anno. Una volta effettuata la raccolta del latte dall’animale vengono prodotti formaggi e burro. Il burro viene conservato per circa un anno, assumendo così un sapore rancido.
La notevole quantità di lipidi presenti in questo alimento è importante per ricavare energia e protezione nelle popolazioni che abitano in zone con temperature alquanto rigide. Il tè al burro è adatto alle popolazioni di quel luogo e forse meno affine ai gusti occidentali. Questo tipo di tè contiene il burro di yak, il latte, un po’ di sale, il bicarbonato e l’acqua bollente necessaria. Il tutto viene mescolato per bene fino ad ottenere un liquido piuttosto scuro, denso e viscoso. Tra le funzioni attribuibili al burro contenuto in questo tè vi è anche una maggiore protezione delle labbra dal freddo.
Il latte di dri è la materia prima principale per diversi tipi di formaggio. Alcuni metodi caseari sono legati alla tradizione del posto, mentre altri sono stati adattati per venire incontro ai gusti occidentali. Se desiderate assaporare dei formaggi davvero unici e alquanto rari dovete visitare le popolazioni del Nepal, o meglio ancora quelle del Bhutan, dove i metodi di produzione sono rimasti immutati nel tempo e si tramandano di generazione in generazione.
Qualche interessante curiosità sul latte di yak
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha classificato alcuni formaggi prodotti con latte di Dri come prodotti unici Slow Food, creando un particolare presidio per i prodotti caseari nella zona dell’altopiano tibetano.
Non è possibile assaggiare il vero formaggio di yak fuori dalle regioni di produzione. Quindi occorre visitare le zone dell’Himalaya per gustare a pieno questi prodotti.
Questi grossi animali producono un formaggio molto grasso che viene definito delicato, lattiginoso e al profumo di erbe, ma non ho ancora conosciuto un turista che, tornato da quei posti, abbia apprezzato a pieno questo prodotto. La maggior parte delle notizie trovate in rete racconta che è molto particolare e lontano dai nostri gusti.
Le proprietà del latte di yak sono tantissime e non solo per gli umani. Con il latte di yak vengono prodotte delle barrette che aiutano i cani a combattere placca e tartaro, fornendo al tempo stesso proteine e calcio. Negli Stati Uniti questo alimento è molto popolare e lo chiamano Butter Tea.
Se invece volete apprezzare la carne dello Yak potete farlo in una struttura fermamente voluta da Messner. Sto parlando del ristorante Yak e Yeti situato nel Maso di Solda. La cascina è stata sapientemente arredata creando una spettacolare fusione tra il fascino delle montagne più elevate e i confortevoli spazi interni. Anche in cucina si sperimenta un connubio tra cucina tradizionale altoatesina e idee creative dall’Himalaya. Una serie di contrasti che si sposano in un ambiente davvero unico. In particolare è possibile assaporare l’aromatica carne di yak, un animale ormai divenuto locale. Inoltre, i giovani gestori sono molto attenti all’utilizzo di prodotti di stagione e a valorizzare il bestiame. Ciò che più colpisce, però, è la straordinaria atmosfera data dalle pareti cariche di storia di questo locale.
Un focus sulla cucina tibetana
Tè tibetano, burro di yak e latte di yak mi forniscono l’occasione per parlare della cucina del Tibet. Una cucina particolare in quanto presenta dei tratti in comune con le altre tradizioni asiatiche, ma anche alcuni segnali di discontinuità. E’ vero, vi è una predominanza di piatti brodosi, infatti si utilizzano spesso i noodles e il riso come alimento base, tuttavia è poco speziata. Una bella differenza rispetto alle cucine cinesi e a quelle del vicino sud est asiatico.
Inoltre si apprezza una certa predominanza dell’orzo, estranea a buona parte delle cucine “confinanti”. Tra i piatti più apprezzati vi è il già citato tsampa, ma va per la maggiore anche il damje, che è un piatto a base di riso fritto. Infine, l’alimento centrale per la cultura gastronomica del Tibet è lo yak, di cui vengono consumate anche le carni, da sole o con preparazioni a base di riso.
Ricette tè particolari ne abbiamo? Certo che si!
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